FOGGIA - «Sei gay, pubblicherò tutte le tue foto da trasvestito su Facebook, ti renderò la vita impossibile. Io ti taglio la testa». E quando la madre difese il figlio, la rabbia dell’uomo si rivolse anche nei suoi confronti: «Non vali niente, ti uccido». Così un cinquantaseienne residente a Foggia (non ne riveliamo le generalità per tutelare quelle dei parenti) avrebbe minacciato i familiari, nell’ennesima storia di maltrattamenti in famiglia scoperta da Procura e agenti della sezione reati contro la persona della squadra mobile che hanno arrestato l’indagato, portato in carcere su ordinanza del gip Carlo Protano. I fatti vanno dal novembre 2022 agli inizi di settembre; insulti, minacce e atteggiamenti violenti – sostiene l’accusa – sono proseguiti anche e nonostante gli interventi delle forze dell’ordine per segnalazione di litigi in famiglia, e malgrado le condizioni di salute della donna.
«Il mio assistito ha respinto le accuse nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip - dichiara il difensore, l’avv. Vincenzo Paglia - falso che non abbia accettato l’omosessualità del figlio, quello che non accettava era che invitasse a casa gente sconosciuta. Non ha mai aggredito i familiari, tantomeno con un coltello; c’è stato soltanto qualche semplice litigio per incomprensioni familiari, ma mai alcuna violenza. Chiederò al gip che l’indagato venga posto agli arresti domiciliari lontano da Foggia, una soluzione che eviterebbe i rischi di reiterazione del reato e inquinamento delle prove posti alla base dell’ordine cautelare. Comunque ritengo che la storia sia stata un po’ troppo ingigantita».
Pm e gip invece credono al racconto-denuncia di madre e figlio perché riscontrato dalle relazioni di servizio delle volanti quando intervennero a casa della famiglia; dal sequestro di un coltello con cui l’uomo avrebbe minacciato i familiari; dai referti medici attestanti lievi lesioni riportate dalle parti offese dopo un’aggressione a luglio. Fu questo episodio a dare il via all’indagine di Polizia e Procura. Ai poliziotti intervenuti per sedare un litigio in un appartamento, il giovane riferì che il genitore lo aveva appena minacciato impugnando un coltello affilato. E la madre aggiunse d’essere vittima di maltrattamenti da anni. La mattina dell’aggressione – prosegue l’accusa – madre e figlio erano appena rientrati a Foggia dopo essersi rifugiati da un parente in seguito a una precedente lite; la decisione di tornare a casa sarebbe dovuta alle presunte minacce dell’uomo che altrimenti li avrebbe raggiunti per ucciderli.
La querela fu peraltro ritirata nei giorni successivi, ma non cessarono – a dire dell’accusa – gli atteggiamenti violenti, l’ultimo dei quali a inizio settembre quando l’indagato sarebbe rincasato ubriaco aggredendo i familiari nel sonno. Da novembre 2022 la situazione si era fatta ancora più pesante, da quando il figlio riferì al genitore d’essere omosessuale, con insulti e minacce.
Per gip e Procura soltanto la detenzione in carcere dell’uomo può spezzare la spirale di violenza, in quanto come rimarcato dal pm nella richiesta di ordinanza cautelare sussistono sia il pericolo di reiterazione del reato («l’indagato ha continuato nelle sue condotte in modo ininterrotto per anni anche dopo gli interventi delle forze dell’ordine, giungendo a minacciare moglie e figlie quando decisero di andar via di casa, reiterando i comportamenti anche di fronte ai problemi di salute della donna»); sia il rischio di inquinamento delle prove, perché l’indiziato potrebbe intimidire i familiari per indurli a ritrattare: madre e figlio – argomenta l’accusa – hanno subìto per anni minacce e violenze senza mai sporgere denuncia se non quando l’uomo si armò con un coltello; e già in una circostanza hanno rimesso la querela presentata dopo l’aggressione di luglio.