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Foggia, lotta per la legalità: Cavaliere denuncia i «funzionari infedeli»

 
Redazione Foggia

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Foggia, lotta per la legalità: Cavaliere denuncia i «funzionari infedeli»

Ancora accuse alla tecnostruttura comunale: «Rischio onda d'urto dopo le elezioni». Vigilante: «Qualche impresa si sta svegliando»

Mercoledì 20 Settembre 2023, 13:05

FOGGIA - Rischio di un'onda d’urto lo definisce Pippo Cavaliere, esponente di primo piano della lotta al crimine in Capitanata con l’associazione Antiusura che ha contribuito a fondare. E il timore che dalle prossime elezioni comunali venga fuori il cavallo di Troia a urne chiuse lo sottolinea anche Federica Bianchi di Libera alla commissione antimafia. Non usa mezzi termini nemmeno Luca Vigilante, amministratore delegato di Universo Salute, altro simbolo e bersaglio al tempo stesso: «Qualcuno si sta svegliando, l’imprenditore di San Severo che denuncia i suoi estorsioni indica una strada. Non tutti però lo hanno capito», riferimento al candidato sindaco Giuseppe Mainiero che avrebbe parlato degli imprenditori foggiani come di «persone libere» scevre da condizionamenti mafiosi pur non rinnegando (la replica di Mainiero in basso) l’esistenza di chi paga regolarmente il pizzo sottoponendosi a un controllo occulto.

Cavaliere nella sua disamina post-audizione in commissione Antimafia a palazzo San Macuto, fa riferimento alle dichiarazioni del procuratore della Dda (direzione distrettuale antimafia) Roberto Rossi in merito al rischio di un’ondata di ritorno delle organizzazioni criminali. «Parole che devono indurre ad un’attenta e profonda riflessione, anche perché ritengo che la Città si sia finora sottratta da un’analisi approfondita su gli eventi eccezionali che hanno travolto la nostra comunità. L’eccellente lavoro svolto dalla “squadra stato” ha certamente creato le premesse affinché ci si possa liberare dall’oppressione mafiosa, causa di un profondo impoverimento di un’intera provincia. Ma ciò non significa che il pericolo sia scongiurato e il procuratore Rossi coglie nel segno. In questi ultimi anni lo Stato ha rivolto grande attenzione alla “questione Foggia”, impegnando le risorse migliori e la nomina del prefetto Raffaele Grassi, colui che ha dato il via al commissariamento del Comune di Foggia per infiltrazione mafiosa, a Vice Capo della Polizia è la dimostrazione più eloquente; la successiva nomina di Maurizio Valiante a prefetto di Foggia, ha confermato questo atteggiamento».

Ma il crimine resta dietro la porta, forse non commetterà l’errore di palesarsi alle prossime elezioni: «Certamente non assisteremo più alla presenza di esponenti della criminalità a presidiare alcuni seggi elettorali, da me denunciata in occasione delle ultime elezioni amministrative - ricorda Cavaliere - ma certamente permangono ancora, nonostante la penetrante azione dell’attuale struttura commissariale, zone grigie nella tecnostruttura che, per effetto di una legge imperfetta, resta esente da giudizi e da provvedimenti di legge. Fermo restando le gravissime responsabilità sul piano politico, è incontestabile che sia prevalso un atteggiamento di acquiescenza da parte di alcuni funzionari infedeli se, per esempio, decine e decine di alloggi popolari risultano nella disponibilità della criminalità o se il servizio di manutenzione della videosorveglianza comunale veniva artatamente affidato a soggetti contigui alle organizzazioni criminali».

Anche Federica Bianchi di Libera sottolinea alla Gazzetta di aver sollecitato in commissione «un piano di prevenzione da parte del governo che metta in conto più iniziative culturali. Non si parte dall’anno zero. Ma problema non è sconfitto, anzi: c’è una complessità nella narrazione di questa mafia, i clan sono diversi e tra di loro non assimilabili. L’operazione Game over ha fornito numeri inquietanti sul traffico di droga, la corruzione che traspare dai sei comuni commissariati. La nostra richiesta è stata quella di un’attenzione all’ascolto delle persone, alle politiche sociali. Crediamo molto che il contrasto si faccia sulla cultura e sull’educazione. Certamente ci aspettiamo e ci auguriamo che l’attenzione dello Stato non si traduca in strumenti spot».

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