Presidente Chiara Colosimo, oggi lei e la Commissione sarete a Foggia per una visita in una città considerata dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e dal procuratore distrettuale Roberto Rossi una vera emergenza per legalità e criminalità. Che messaggio intendete lanciare?
«La nostra presenza qui, in questa terra bellissima e martoriata, sta a testimoniare l’importanza che ha per la commissione il contrasto ai fenomeni mafiosi nella provincia di Foggia. Una realtà complessa, forse per troppo tempo sottovalutata, che va combattuta e contrastata perché nessuno può permettersi di sfidare lo Stato. Una formazione criminale, quella foggiana, denominata “quarta mafia”, ma che per struttura operativa e organizzativa, spietatezza e capacità d’infiltrazione nella società potrebbe diventare la “prima”. Per questo condivido appieno le parole e le osservazioni dei procuratori Melillo e Rossi».
Il governo Meloni sulle politiche contro le mafie si è caratterizzato per l’impegno a difesa dell’ergastolo ostativo. Ci sono altri strumenti legislativi e operativi (qui c’è il corpo dei carabinieri «Cacciatori di Puglia») da proporre o affinare per avere maggiori strumenti nella battaglia contro i clan?
«Sicuramente bisogna partire da un concetto semplice, ma spesso dimenticato: la presenza forte dello Stato è il migliore deterrente a qualsiasi fenomenologia criminale. Le forze dell’ordine stanno facendo un lavoro straordinario, con tutti i mezzi disponibili per strappare questa terra alla malavita, che agisce con la complicità di una fetta di quella stessa società che alla fine impoverisce e terrorizza. Io sono convinta che per combattere la mafia bisogna aggredire quella “cassa comune” che permette alle società criminali di sopravvivere»...
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