Sabato 20 Dicembre 2025 | 13:38

Zelensky e Mercosur, nella notte di Bruxelles Meloni a testa alta

Zelensky e Mercosur, nella notte di Bruxelles Meloni a testa alta

 
Bruno Vespa

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Bruno Vespa

Giorgia Meloni a Bruxelles: «Avrei preferito che Zelensky fosse presente a Sanremo»

foto d'archivio

Nei riconoscimenti al presidente del Consiglio occorre essere sempre molto prudenti per evitare le accuse di «melonismo», ma è difficile in questo caso non riconoscerle un capolavoro diplomatico

Sabato 20 Dicembre 2025, 12:00

Giorgia Meloni era partita per Bruxelles con quattro obiettivi difficilmente compatibili: mantenersi coerente negli aiuti militari a Zelensky, restare fedele all’Europa, non dispiacere a Trump, evitare che la confisca dei beni finanziari russi depositati in Europa e congelati fin dall’inizio della guerra procurasse danni alle nostre 300 imprese ancora presenti in Russia con una lesione alla correttezza finanziaria che aveva molto allarmato la Banca centrale europea. E – danno collaterale- indispettisse la Lega.

I 185 miliardi detenuti in Belgio dalla potentissima finanziaria Euroclear sono azioni, obbligazioni, titoli di Stato, libretti al portatore depositati in anni lontani dai grandi oligarchi e da tanti piccoli risparmiatori russi che era non facile sequestrare senza conseguenze.

Nei riconoscimenti al presidente del Consiglio occorre essere sempre molto prudenti per evitare le accuse di «melonismo», ma è difficile in questo caso non riconoscerle di aver compiuto un capolavoro diplomatico. Mettere in minoranza il cancelliere tedesco Merz con il quale Meloni ha un eccellente rapporto personale non era semplice. Ma la strategia tedesca favorevole all’utilizzazione degli asset russi e finalizzata anche ad ottenere capitali necessari a un riarmo che non ha precedenti dalla Seconda guerra mondiale era per noi troppo rischiosa.

Aver fatto digerire a Berlino e alla Von der Leyen un debito comune di 90 miliardi è un bel successo ottenuto grazie anche alla neutralità pelosa dei sovranisti come Orbàn che comunque non tireranno fuori un quattrino. Questi soldi consentiranno a Zelensky di continuare a combattere per un certo numero di mesi (in assenza, non avrebbe potuto più sparare un colpo a partire da marzo) senza dover cedere di schianto alla prepotenza russa mascherata da trattativa. Nelle intenzioni degli europei, questi «prestiti» saranno restituiti dall’Ucraina quando la Russia comincerà a pagare i danni di guerra.

I soldi garantiti dall’Europa consentiranno a Zelensky di trattare con le spalle abbastanza coperte le difficilissime condizioni della tregua che saranno verificate ancora una volta in questo fine settimana nei colloqui con americani e – indirettamente -russi.

L’altro successo diplomatico dell’Italia è stato il rinvio di un mese (che ieri Von der Leyen ha ridotto a 20 giorni) per la firma dell’accordo Mercosur con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Approfittando delle difficoltà di Macron a tener testa ai suoi agricoltori, Meloni è riuscita a convincere il presidente brasiliano Lula a non far saltare il tavolo, come aveva minacciato, consentendo una ulteriore riflessione a garanzia delle nostre imprese agricole che sarebbero state penalizzate, al contrario di quelle industriali. I nostri prodotti agricoli sono diventati più costosi anche grazie alla necessità di rispettare vincoli ecologici che altrove non esistono. Sarebbe assurdo che il rispetto delle regole europee ci penalizzasse nei confronti di un Sudamerica che pur esportando beni necessariamente in regola con le nostre normative siano stati prodotti a un costo largamente più basso.

Vedremo come andranno a finire le due partite, ma per noi la notte di Bruxelles è stata favorevole.

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