I partiti pensano solo al 2027. E le regionali? Roba da comparse. Mentre i cittadini si recano alle urne per eleggere i governi regionali, nei palazzi della politica si gioca tutt’altra partita. I vertici dei partiti, quelli che decidono davvero, hanno già voltato pagina: sono in modalità «politiche 2027».
Le scadenze elettorali intermedie – è bene definirle così – sono ormai considerate poco più di un fastidio da gestire, un inciampo da contenere. Un danno collaterale, da minimizzare mentre si pianifica il vero assalto: quello a Camera e Senato.
L’aria che si respira è proprio quella che prelude a una tornata politica nazionale. Questa volta non si aspetta Godot, ma la scadenza elettorale del 2027. La Puglia è l’esempio più lampante – e cinico – di questa deriva. La nostra regione, già definita «laboratorio politico» e patria della celebre «primavera pugliese», viene trattata come pedina di scambio in vista di partite più grandi.
I cittadini, già distanti dalla politica, percepiscono chiaramente questo disinteresse e rispondono con l’unica arma che hanno: l’astensione. Un pericolo che indebolisce la democrazia e rafforza l’idea che votare, in fondo, non serva a nulla. Le candidature appaiono sempre più frutto di equilibri interni che non di progetti territoriali concreti. I partiti non guardano più ai cittadini, ma ai numeri: non si chiedono «cosa serve alla Puglia o alla Toscana?», ma «quanti seggi ci porta questo trend nel proporzionale?». È la politica dei fogli Excel, dove le persone diventano percentuali e le regioni semplici simulazioni.
Alla fine, nessuno pagherà «i danni»: si dirà che «non era una vera partita». Chi governa ha ormai un’unica proiezione sulla retina: legge elettorale e suo iter. Destra e sinistra convergono su un unico obiettivo, seppur da posizioni contrapposte: il destino del premierato, con tutto ciò che ne consegue.
Eppure, una cosa è certa: non si costruisce una classe dirigente credibile ignorando le tappe intermedie politico-amministrative. La tendenza a saltare gli appuntamenti locali per guardare solo all’orizzonte nazionale svilisce il ruolo delle autonomie e impoverisce la vita democratica. È nei territori, infatti, che si misura la qualità della politica.
Mai dimenticare che solo nelle «periferie dell’Impero» può rinascere la fiducia: valorizzando i progetti concreti e ridando senso alla partecipazione. L’utilizzo della intelligenza artificiale migliorerà le sintesi necessarie e quella naturale realizzerà che gli appuntamenti politici non saranno più «danni collaterali», ma il primo passo per ricostruire simbiosi vera con i cittadini.