«Stiamo vivendo un dolore che non si può descrivere, mentre alcune delle persone indagate per l'assassinio di mio figlio, padre di un bambino di dieci anni, mostrano sui social le loro feste e auto di lusso. Chiediamo giustizia e che si faccia luce su quanto accaduto». È quanto dichiara Maria Marzocca, mamma di Francesco Diviesti, il 26enne di Barletta scomparso il 25 aprile e ritrovato cadavere quattro giorni dopo in un rudere delle campagne tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nel nord Barese.
La madre della vittima così, commenta le parole pronunciate dal questore di Barletta - Andria - Trani, Alfredo Fabbrocini che in occasione della conferenza stampa di fine anno ha assicurato di voler risolvere i casi ancora aperti.
Per il delitto del 26enne, sul cui corpo semicarbonizzato c'erano segni di colpi di pistola, la Direzione distrettuale antimafia di Bari ha iscritto sul registro degli indagati cinque persone: si tratta di un 57enne e di suo figlio di 21 anni, un 25enne di Barletta, un 40enne di nazionalità albanese (arrestato qualche mese fa in Ungheria per detenzione di droga) e un 55enne di Minervino Murge, quest’ultimo proprietario di una villa non lontana dal rudere in cui è stato trovato il cadavere, e finita sotto sequestro. L’ipotesi di reato è omicidio aggravato dal metodo mafioso. Marzocca esprime «grande fiducia nella polizia e nella procura antimafia di Bari, per il lavoro svolto» e spera che «presto possano essere assicurati alla giustizia i responsabili» dell’assassinio.
L’avvocato della famiglia, Michele Cianci ricorda che «la vittima era un giovane padre incensurato e di buona famiglia, ucciso barbaramente e questo non può accadere in una società civile».
















