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Quei due sentimenti, civile e religioso, insieme per la pace

 
Gino Dato

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Gino Dato

Quei due sentimenti, civile e religioso, insieme per la pace

Papa Francesco

Due profondi sentimenti scorrono paralleli e pervadono il nostro essere specie in queste settimane di celebrazioni e meditazioni in onore di papa Francesco

Domenica 27 Aprile 2025, 12:15

Due profondi sentimenti, da un lato quello religioso, dall’altro quello civile, scorrono paralleli e pervadono il nostro essere specie in queste settimane di celebrazioni e meditazioni in onore di papa Francesco.

Entrambi si nutrono di una diversa forma di «fede». Entrambi sono vissuti come narrazioni ineludibili e uniche, delle quali siamo i soli sofferenti attori e protagonisti. Ma da entrambi, come nella catarsi di una tragedia, dopo che gli uomini hanno consumato le loro passioni, sembra scaturire a gran voce la richiesta di una tregua, di una pace, per un futuro.

La prima grande narrazione cui assistiamo è la morte di un grande della terra, di un papa, e l’inchino a lui degli altri Grandi. Nella seconda, siamo in gioco e agisce la nostra natura di cives, cittadini che assistono tra impotenti e indifferenti agli eventi drammatici che turbano e distruggono il mondo.

Ad alimentare la prima hanno provveduto i riti che accompagnano la fine improvvisa e i funerali del pontefice, nella seconda una serie di manifestazioni che possono essere considerate anch’esse dei riti, centrati su un’altra fede, potente e laica, il quotidiano che avvince, la libertà dell’uomo e la dignità del lavoro.

Ora è accaduto che questi due riti debbano mescolarsi per forza di cose, il primo imprevisto e non contemplato se non dalla magnificenza della morte, il secondo pur determinato e cadenzato nel reiterarsi consueto del calendario.

Le due narrazioni stanno modificando il corso della nostra vita? Perlomeno hanno reso per qualche ora tangenti i destini e gli incontri di volontà e uomini di tutti i Paesi. Non sappiamo quanto abbiano mutato gli intenti e le determinazioni dei potenti. Le due narrazioni stanno rimescolando nei nostri pensieri di piccoli uomini istanze private con istanze pubbliche, sullo sfondo di una grande tragedia, il mondo a pezzi, qual è quello che vede inestinguibili focolai di guerra in tutto il mondo, in particolare quello russo-ucraino e quello mediorientale.

Le due narrazioni hanno impegnato la parte migliore di noi stessi in una riflessione: sulle sorti della condizione umana, sul rapporto tra terreno e ultraterreno, sulle modalità in cui decliniamo la nostra immanenza e il nostro transito di umanità.

La domanda allora è se l’eccezionale congiuntura delle due narrazioni, religiosa e civile, potrà sortire una diversa e migliore concezione del nostro essere al mondo, facendo tesoro degli insegnamenti che vengono a tutti. Nel tutto che ci accade, avremo la forza di ottenere a gran voce, dai grandi che ci (mal) governano, la normalità di una pace senza se e senza ma?

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