C’è qualcosa di straordinario nel modo in cui la storia ci restituisce le sue lezioni, spesso proprio quando ne abbiamo più bisogno. Oggi, mentre nel salone della Camera di Commercio di Bari si inaugura la mostra dedicata a Frate Menotti – pseudonimo dell’acuto e irriverente Menotti Bianchi – ci troviamo di fronte a una di quelle rare occasioni in cui passato e presente dialogano apertamente.
Frate Menotti fu un grande vignettista, ma anche un dipendente della Camera di Commercio di Bari. Impiegato e artista allo stesso tempo, con la sua matita affilata raccontava, con ironia e lucidità, la società del suo tempo, senza mai piegarsi al potere, mantenendo un’indipendenza rara e coraggiosa.
Le sue caricature, distribuite con generosità a testate e amici, erano strumenti di riflessione collettiva, mai volgari, sempre profonde. E oggi, più che mai, sentiamo il bisogno di uno sguardo come il suo, critico e disincantato.
La mostra, curata da Nicola Cortone e ospitata dal nostro ente, non è solo un tributo all’artista, ma un’occasione per immergersi in un periodo storico segnato da profonde trasformazioni economiche, sociali e istituzionali. È proprio in quegli anni che, con la nascita della nostra Camera di Commercio, si cercava di dare voce a un tessuto produttivo locale ancora fragile ma vitale. Ed è in quel contesto che si inserisce anche la figura di Menotti Bianchi: non come commentatore diretto della politica economica, ma come testimone partecipe di un’epoca in cui la Puglia fu colpita duramente.
Il riferimento è alla guerra doganale tra Italia e Francia, innescata dal governo Crispi nel tentativo di proteggere l’industria del Nord attraverso l’innalzamento dei dazi. La risposta francese – il blocco delle importazioni di vini da taglio pugliesi – fu devastante: centinaia di aziende fallirono, insieme a molte banche locali, tra cui la Banca Bitontina. Lì lavorava proprio Menotti Bianchi, che perse il lavoro, e trovò poi una nuova opportunità proprio nella nostra istituzione.
A più di un secolo di distanza, quelle dinamiche economiche ci appaiono incredibilmente attuali. Oggi, come allora, si parla di dazi, di protezionismo, di mercati internazionali in tensione. Cambiano i protagonisti, cambiano gli strumenti, ma resta la necessità di proteggere le economie locali dalle oscillazioni geopolitiche.
All’epoca non c’erano organismi sovranazionali, né una rete di tutela condivisa: oggi, l’Unione Europea rappresenta un presidio fondamentale, ma non per questo definitivo. La responsabilità resta nostra, delle istituzioni e del mondo produttivo, nel difendere il valore delle nostre eccellenze.
Ecco perché abbiamo voluto ospitare questa mostra nella casa delle imprese. Perché la memoria storica è un patrimonio da coltivare, non solo per onorare chi ci ha preceduti, ma per comprenderci meglio, oggi. Frate Menotti visse in quella Puglia ferita. E ci ha lasciato in eredità uno stile di osservazione e di pensiero che ci parla ancora: libero, ironico, lucido.
In un tempo in cui l’Intelligenza Artificiale promette (e talvolta minaccia) di sostituire lo sguardo umano, riscoprire figure come la sua è un atto di resistenza culturale. La satira, allora come oggi, è una forma di cittadinanza attiva. E l’ironia, se ben esercitata, è uno dei modi più intelligenti per continuare a costruire comunità consapevoli.
Bari e la sua Camera di Commercio rendono oggi omaggio non solo a un artista, ma a un testimone del tempo. E nel farlo, rinnovano l’impegno a custodire la memoria come chiave per comprendere il presente e orientare il domani.