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Il difficile equilibrio tra libertà di cura e sicurezza sociale

 
Francesco Caroli

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Francesco Caroli

il difficile equilibrio tra libertà di cura e sicurezza sociale

Negli ultimi tempi, i fatti di cronaca sui quotidiani nazionali sono spesso associati al tema della salute mentale

Mercoledì 11 Settembre 2024, 13:07

Negli ultimi tempi, i fatti di cronaca sui quotidiani nazionali sono spesso associati al tema della salute mentale. Questi episodi, per quanto gravi, dovrebbero spingerci a riflettere su alcune questioni di sistema, come il difficile equilibrio tra la libertà di cura, l'effettiva accessibilità ai servizi e la pericolosità di alcune situazioni per le persone coinvolte e per la collettività.

Innanzitutto, però, non sempre eventi tragici e apparentemente inspiegabili razionalmente sono legati a problemi di salute mentale. Esistono anche la cattiveria, la stupidità e la delinquenza che non dipendono da patologie psichiche.

Poi ci sono, invece, molte persone che convivono con disturbi mentali e avrebbero bisogno di maggiore assistenza, ma che non ricevono le risposte adeguate. Le ragioni di questa situazione sono molteplici. La riforma Basaglia, che ha rappresentato un importante cambiamento culturale, ha permesso la chiusura dei manicomi e favorito l'integrazione delle persone con problemi mentali nella società (anche grazie all’evoluzione farmaceutica). Tuttavia, l'applicazione parziale della riforma ha lasciato diverse lacune: mancano percorsi di facile accesso per i primi contatti, servizi capaci di intercettare segnali di disagio e sostenere i familiari, nonché strutture intermedie per seguire correttamente i percorsi di cura. Secondo il Rapporto 2023 dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute Mentale, solo il 34% delle persone con disturbi psichiatrici riceve un trattamento adeguato, mentre il restante 66% deve convivere con sintomi non trattati o ricorrere a soluzioni di emergenza.

Inoltre, dal 2022, circa 600 persone sono in attesa di un posto nelle Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS), strutture essenziali per il trattamento di individui con disturbi mentali che hanno commesso reati. Questa carenza crea un ritardo significativo nell'accesso alle cure, con gravi conseguenze sia per i pazienti sia per la sicurezza pubblica. Il caso di Barbara Capovani, uccisa da un paziente in attesa di un posto in una REMS, è un esempio tragico delle conseguenze di queste inefficienze. Alla mancanza di strutture si aggiunge la carenza cronica di personale specializzato, spesso poco valorizzato, e una confusione normativa sui ruoli che ogni ente dovrebbe avere nella gestione dei casi.

Un tema delicatissimo che merita una attenta riflessione è, inoltre, l'assenza di un obbligo di cura per le persone con malattie mentali, tranne nei rari casi di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), che può essere attivato solo su decisione di un giudice. Sebbene questo quadro normativo rispetti la sacrosanta libertà individuale, è pur vero che, in taluni casi, rischia di risultare inadeguato e difficile da gestire nella complessità della società moderna. Oggi, la libertà di cura è il primo diritto fondamentale, ma trovare un equilibrio tra sicurezza sociale e libertà personale è oggi, nella quotidianità, un compito difficile. Cinquant’anni fa, il contesto sociale era meno complesso, meno conflittuale e caratterizzato da una rete di comunità più forte rispetto all’individualismo attuale.

Per questo è il momento di agire: gli scarsi investimenti nazionali che causano carenze nella rete dei servizi di salute mentale, insieme alla confusione normativa, mettono a rischio non solo chi soffre di disturbi psichiatrici, ma l'intera società. È necessario chiedere investimenti adeguati, un approccio sistemico che migliori l'intera filiera della salute mentale, partendo dalla prevenzione, e una riflessione sulle leggi che bilanci il diritto alla cura, alla libertà e alla sicurezza collettiva.

È una sfida urgente che non possiamo più ignorare: la salute mentale deve diventare una priorità per il benessere di tutti.

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