Esistono tre nodi tutti italiani che prima o poi, dovranno essere sciolti legati a: Previdenza, Debito pubblico, Concessioni balneari.
È lecito porci tre domande. Come saranno recuperate le risorse finanziarie per pagare le nostre pensioni? Come lo Stato Italiano potrà pagare l’ormai enorme debito pubblico accumulato ed i relativi interessi? Ed infine chi troveremo in futuro ad accoglierci nelle nostre spiagge attrezzate? Dietro queste tre domande vi sono temi e questioni che andranno ormai affrontati.
SULLE PENSIONI È di tutta evidenza che le risorse per erogare le pensioni sono alimentate dalle somme prelevate a chi oggi produce un reddito di lavoro autonomo ed a chi lavora come dipendente pubblico o privato. Potremmo porci anche una altra domanda. Quante pensioni andranno pagate in futuro? I dati statistici ci suggeriscono che nel 2023 sono state erogate circa n. 18.000.000 prestazioni pensionistiche. Di queste circa il 77% (ovvero circa n. 14.000.000) hanno natura previdenziale e sono pagate agli ex lavoratori mentre circa il 23% (pari ad altri circa n. 4.000.000) hanno natura assistenziale e si tratta di erogazioni a sostegno di situazioni di invalidità o di difficoltà economiche.
Si stima che in futuro la popolazione italiana possa diminuire ma ammesso che si possa anche dare una risposta alla domanda relativa alle pensioni da pagare in futuro ci sono comunque elementi che giocano contro la sostenibilità del nostro sistema pensionistico già oggetto di recente riforma: l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana, una migliore prospettiva di vita rispetto al passato, il vertiginoso calo delle nascite, la progressiva diminuzione delle persone in attività.
Il nostro Paese deve quindi correre ai ripari ed in fretta per invertire un trend pericoloso. Deve implementare politiche per incoraggiare le famiglie a procreare ponendo così le basi per un maggiore numero di persone in attività e avviare una ordinata politica di immigrazione per incrementare la popolazione attiva; queste due misure congiuntamente possono consentire al sistema previdenziale di reggere anche in futuro. Occorre aumentare l’occupazione dei giovani e delle donne. Occorre implementare la crescita del Paese. Soltanto così infatti vi sarà quella popolazione in attività sufficiente per il pagamento delle prestazioni pensionistiche anche in futuro.
SUL DEBITO PUBBLICO. È un esercizio inutile oggi porsi il problema del perché ci troviamo questo debito pubblico. Si potrebbe infatti, da un lato, affermare che il debito pubblico negli ultimi anni è aumentato notevolmente a causa dell’uso sconsiderato e senza controllo di misure legate alla spesa pubblica ma, dall’altro lato, occorrerebbe aggiungere che l’Italia oggi si ritrova un patrimonio immobiliare privato in larga parte ammodernato grazie agli incentivi pubblici ed inoltre il Belpaese è cresciuto a ritmi sensibilmente migliori del recente passato. Come dire che la medaglia ha sempre due facce.
Occorre comunque porre le condizioni per un suo ridimensionamento. Questo certamente si! Il debito pubblico a giugno 2024 ormai ascende a 2.949 miliardi di euro (rispetto ai 2.849 miliardi di euro di giugno 2023) e costa annualmente allo Stato per interessi pagati ai sottoscrittori delle obbligazioni circa 82 miliardi di euro.
La ricetta economica per superare l’incaglio sta nella crescita del Paese. Un Paese economicamente forte trova facilmente la strada per diminuire il debito pubblico e per ridurre l’onerosità dello stesso. Probabilmente il recente monito del Governatore della Banca d’Italia sul debito in occasione della sua visita a Rimini troverà pronta la classe politica ad un’attenta disamina su quanto occorre oggi all’Italia. Un debito elevato infatti frena la competitività del Paese. E tutto questo anche in presenza di un sistema bancario italiano articolato e sano - quale quello attuale - pronto a sostenere lo sviluppo del territorio.
Se occorre che il Paese cresca certamente servono investimenti mirati e concrete condizioni di stabilità che aiutino il raggiungimento di importanti obiettivi in campo economico. L’Italia ha usufruito negli ultimi anni di risorse finanziarie che hanno dato al Paese una spinta prima non pronosticata. Gli effetti dell’immissione nella nostra economia di risorse finanziarie legate all’emergenza pandemica, dell’impiego dei risorse finanziarie delle misure c.d. superbonus, degli investimenti legati al PNRR, hanno prodotto e produrranno ancora effetti positivi in termini di punti percentuali di PIL dell’Italia. L’Italia - è bene ricordarlo - fino a poco tempo fa era in coda ai paese europei per la crescita. I conflitti internazionali frenano però i benefici di questa novità e servono politiche comunitarie concrete che portino nel breve tempo ad avviare negoziati di pace ed alla stabilità.
Il debito pubblico accumulato frena gli investitori ed espone il Paese a tempeste finanziarie già conosciute. È arrivato il momento di fissare i termini e paletti per il suo contenimento. La soluzione più ragionevole è che oltre ad una gestione prudente e rigorosa dei conti pubblici si possa contenere il debito, ad esempio, attraverso alienazioni dell’importante patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato consentendo agli acquirenti potenziali il facile cambio di destinazione urbanistica per rendere gli stessi più appetibili rispetto al passato.
SULLE CONCESSIONI BALNEARI Alla terza domanda ragionevolmente vi è da pensare che in futuro nell’80% dei casi saranno i concessionari di oggi ad esercitare queste concessioni balneari. Si tratta di imprenditori che si occupano di n. 7.244 stabilimenti balneari su tutto il territorio nazionale (dati CCIAA, anno 2023). Nella Regione Puglia ad esempio esistono n. 1.110 stabilimenti balneari.
In chiave debito pubblico lo Stato Italiano ha interesse ad assicurarsi un maggior gettito (tra canoni annui e prelievo fiscale) rispetto ad oggi salvaguardando gli attuali concessionari che, nella maggior parte dei casi, hanno investito anche i loro risparmi nelle strutture storiche.
Si consideri anche che si è generalizzato troppo sulle concessioni; probabilmente vi sono tratti di costa dove dal punto di vista economico il canone pagato per la concessione è quantificato correttamente ed altri tratti di costa dove quel canone andrà ritoccato verso l’alto in virtù di criteri da definire (c’è da augurarsi!) anche di concerto con le categoria professionali come ad esempio l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e con le associazioni di categoria. Chi è in grado di assicurare poi che nel caso di passaggio di mano delle concessioni il nuovo concessionario sia migliore del suo predecessore? Chi è in grado di garantire che l’avvio di bandi competitivi non agevoli l’infiltrazione della criminalità organizzata ?
L’Italia dunque deve assicurarsi un introito giusto senza ricercare ad ogni costo la modalità per sostituire - in nome della fantomatica concorrenza - gli attuali concessionari in possesso del know how per svolgere quella attività. Sarebbe altrimenti un ulteriore pezzo di italianità che perderemmo. Il Paese ha già perso tanti marchi made in Italy in diversi settori di attività. Non si ravvede l’interesse del Paese nello spossessare gli attuali concessionari dei loro affari a vantaggio di nuovi. Lo Stato Italiano, se ciò è ancora possibile, deve imporsi nell’UE, come probabilmente ha già fatto in altre occasioni su altre questioni importanti, per assicurare agli attuali concessionari le giuste garanzie di prosecuzione dell’attività; è di tutta evidenza che gli stessi attuali concessionari devono a loro volta rendere sicura l’onorabilità degli impegni legati al nuovo canone annuo che si andrà a definire verso lo Stato Italiano.
Terminata la stagione delle ferie dunque le Istituzioni preposte devono preoccuparsi di sciogliere questi nodi per evitare che in futuro ci si possa pentire di non aver affrontato per tempo tre importanti priorità legate alla competitività del nostro Paese. Probabilmente il metodo di coinvolgere l’Università Italiana, i migliori Centri studi, l’ISTAT, il mondo bancario, gli Ordini professionali, le associazioni di categoria, sarebbe il migliore per dare le valide e ponderate soluzioni che occorrono.