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Sinistra e voto barese: gettate le basi per un nuovo inizio

 
Sandro Frisullo

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Sandro Frisullo

Sinistra e voto barese: gettate le basi per un nuovo inizio

Le elezioni amministrative di Bari possono rappresentare uno spartiacque nella complessa vicenda politica e culturale della città e anche in vista dell’impegnativa sfida delle prossime elezioni regionali

Mercoledì 17 Luglio 2024, 13:28

Le elezioni amministrative di Bari possono rappresentare uno spartiacque nella complessa vicenda politica e culturale della città e anche in vista dell’impegnativa sfida delle prossime elezioni regionali.

Per il centrosinistra un ciclo, lungo 20 anni, giunge a compimento raccogliendo un consenso che ne legittima la funzione di governo. Le più recenti vicende giudiziarie di Bari così spregiudicatamente strumentalizzate dalla destra non hanno di certo intaccato, sul versante della lotta alla criminalità, la linearità e la coerenza dell’amministrazione Decaro. La città ha vissuto, negli ultimi due decenni, una intensa fase di trasformazione sociale, produttiva e culturale e adesso la politica è chiamata a governare un poderoso ciclo di investimenti pubblici destinato a ridefinire, il profilo e la qualità dell’assetto urbano e della sua organizzazione economica e civile.

Questo progetto volto a rilanciare Bari e la Puglia come una delle capitali del Mezzogiorno e uno degli snodi fondamentali dei traffici e del commercio dell’area del Mediterraneo entra in rotta di collisione con la sciagurata legge Calderoli, lo «Spacca Italia», la possibile secessione delle Regioni più ricche destinate ad acuire il divario e il dualismo con il Sud. Il rischio che corriamo è drammatico: una secca riduzione del finanziamento a diretto carico dello Stato e della perequazione della capacità fiscale senza la quale non sarà possibile, in Puglia come nel Sud, assicurare l’erogazione di essenziali servizi alla persona ad iniziare da quelli sanitari, l’istruzione, la mobilità. Su questo sarà decisiva la mobilitazione della Regione e dei Comuni pugliesi a partire da quello di Bari e del suo Sindaco Leccese.

Ma certo la novità, positiva, che ha segnato profondamente la politica cittadina e regionale è il protagonismo di un nuovo soggetto che ha saputo federare e mobilitare una coalizione di partiti e associazioni prima separate e divise, e che hanno raccolto un consenso ragguardevole, ben oltre il 20%. Attorno alla leadership di Michele Laforgia si sono coagulate forze più sperimentate ed energie nuove, una domanda sociale e culturale di nuovo tipo, una forte istanza di rinnovamento della politica, dei suoi strumenti e dei suoi contenuti. L’obiettivo politico-programmatico di una città giusta obbligava a un nuovo inizio. E così è stato. Per Bari e la Puglia si apre una fase nuova. Con la consapevolezza che l’unico modo per consolidare l’avanzamento e la crescita è introdurre le necessarie innovazioni, compiere scelte coraggiose capaci di formare e mettere alla prova una nuova classe dirigente.

Il seme fecondo della primavera pugliese stava e sta nella capacità di dilatare la politica sino a forme nuove dell’associazionismo e della cittadinanza attiva, ben oltre le suggestioni di pensarsi altro dalla politica e di considerare i partiti irriformabili o impermeabili a un processo di rigenerazione e di rifondazione. Il trasformismo che abbiamo conosciuto anche in Puglia, invece, ha deliberatamente agito per destrutturare i partiti e ridurli a formazioni elettorali o a liste civiche personali. Una concezione e una pratica della politica di tipo trasversale ed esplicitamente de- ideologizzata che sanciva la fine delle differenze destra/sinistra sino a negare i valori dell’antifascismo. Una miscela devastante di populismo e trasformismo che ha sfiduciato e allontanato dal voto migliaia di persone che hanno scelto la strada dell’astensionismo.

Di un nuovo inizio dunque si avverte l’obbligo. E per tanti Michele Laforgia ha rappresentato e rappresenta una garanzia di credibilità, di serietà e di saldo ancoraggio (e non solo per tradizioni famigliari) ai valori del socialismo. E questo vale anche per la sinistra pugliese che dopo Vendola non ha avuto la forza di contrastare i limiti dell’elettoralismo e del «governismo». La sinistra popolare e di governo è quella che ricostruisce un rapporto organizzato con la società, i suoi bisogni e le sue domande. È lì che fonda la sua funzione e la sua autonomia.

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