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Da Trump al Cremlino, così sono a rischio i valori occidentali

 
Nicola Rosato

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Nicola Rosato

Da Trump al Cremlino, così sono a rischio i valori occidentali

Persiste la convinzione che la democrazia sia immune da tendenze autocratiche

Lunedì 15 Aprile 2024, 13:28

Timothy Snyder, professore di storia a Yale e membro permanente dell’Istituto di scienze umane di Vienna, pubblicò nel 2017 On Tyranny, tradotto in italiano per Rizzoli con il titolo Venti lezioni per salvare la democrazia dalle malattie della politica.

Snyder parte dalla ricostruzione di come la ingenua convinzione popolare che le istituzioni democratiche potessero sopravvivere automaticamente anche ad attacchi diretti avesse aperto le porte ai regimi fascista, nazista e comunista nella prima metà del secolo XX. Ma poi coglie alcune simmetrie con l’attualità e, in particolare, con le politiche di Putin e di Trump. E sono questi riferimenti che rendono ancora attuali le Venti Lezioni, che suggeriscono metodi di difesa civile della libertà.

Di Putin, nominato primo ministro da Eltsin nel 1999, Snyder osservava che «’oligarchia russa che si insediò al governo dopo le elezioni del 1990 continua a operare promuovendo una politica estera volta a distruggere la democrazia di altre parti del mondo», diffondendo menzogne, usando un vocabolario ingannevolmente patriottico ma nei fatti nazionalistico, gestendo «attacchi terroristici veri, controversi e fasulli» e invadendo militarmente Stati sovrani confinanti non diversamente di quanto fece l’Urss staliniana alleata di Hitler negli anni trenta del secolo scorso, prima che venisse aggredita dal suo vecchio alleato.

Di Trump e della sua amministrazione, nel volumetto del 2017 si sottolineano l’ammirazione per il regime russo, l’intenzione di «combattere il terrorismo a fianco della Russia», l’adozione dello slogan «America First» ripreso dal «nome di un comitato creato alla scopo di impedire che gli Stati Uniti si opponessero alla Germania di Hitler», atteggiamenti, espressioni verbali e pulsioni che delineano un profilo tendenzialmente autoritario del leader repubblicano. E, quando Snyder scriveva, ancora non c’erano stati l’assalto al Congresso in Capitol Hill dei seguaci di Trump, sconfitto da Biden nelle elezioni presidenziali del 2020, e il più recente blocco dei rifornimenti militari, per decisione della Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana, all’Ucraina proditoriamente aggredita dalla Russia.

Lo scenario descritto da Snyder – dunque – si ripete, anzi persiste ai nostri giorni con prospettive allarmanti per la tenuta dei valori e della sicurezza occidentali, come tanti commentatori hanno già rilevato. Così come persiste anche la falsa convinzione che la democrazia possa rimanere immune da queste tendenze, come dimostrano le manifestazioni di chi si crogiola in disarmati e velleitari appelli alla pace in Ucraina o pro Palestina che fanno il gioco dei terroristi di Hamas, o per l’isolamento di Israele che cresce nelle università e in altri ambienti.

La differenza che questi movimenti non colgono è che Israele è una democrazia che Marco Pannella voleva associare all’Europa affinché da quella democrazia, non più monade in un contesto avverso, potesse scoccare una scintilla di riscatto per tutto il Medio Oriente. E se la democrazia israeliana in questa guerra avrà commesso errori gliene si potrà chiedere conto secondo il diritto internazionale. Ma non è di fatto possibile chiedere altrettanto ai terroristi di Hamas e ai loro alleati più o meno occulti. Né è possibile – per la debolezza dell’Onu – chiederne conto a Putin che da più di un decennio aggredisce altri Stati per costruire un impero ad immagine e somiglianza della vecchia Urss.

Non possiamo pretendere che tutti conoscano il libro e le lezioni di Snyder. Ma possiamo pretenderlo da quei leader politici, siano essi di governo o di opposizione, che civettano con i tiranni conclamati e con gli autocrati potenziali sviando l’opinione pubblica e tradendo il giuramento alla nostra Costituzione.

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