Sabato 06 Settembre 2025 | 12:53

«No» dai candidati sindaci

 
Onofrio Introna

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Onofrio Introna

Hanno vinto tutti (come sempre) ma dalle urne escono indicazioni che rivoluzioneranno le alleanze

I vari documenti, le dichiarazioni, le prese di posizione rappresentano certamente un passo avanti, dimostrano una sensibilità e un’attenzione in crescita sui danni dell’autonomia differenziata, che non solo peggiorerebbe definitivamente le condizioni del Sud, ma diffonderebbe virus letali per la salute economica dell’Italia intera

Venerdì 15 Marzo 2024, 13:39

La Chiesa insorge contro l’autonomia differenziata, docenti di Università del Nord esprimono critiche insuperabili, sorgono perplessità anche a destra, gazebo del Pd in piazza a Foggia. Mai tanto si era scatenato in così poco tempo per fermare una riforma divisiva del Paese e dannosa per la tenuta socioeconomica del Mezzogiorno. Dopo un silenzio durato anni, è incoraggiante che si stia coagulando questa nuova e più diffusa sensibilità, decisa a contrastare il regionalismo egocentrico lombardo-veneto & C..

Lassù a Milano, proprio nel covo dell’egoismo antiunitario del Carroccio e a due passi dalla culla del sogno padano (Pontida), la professoressa Camilla Buzzacchi della Bicocca ha bocciato il disegno di legge presentato da Calderoli. In una relazione tecnica ai deputati, la docente di diritto amministrativo ha messo in luce i molteplici aspetti critici rilevati nel testo approvato dal Senato e passato all’esame della Camera. Contemporaneamente, un coro di «no», «Fermatevi!», «Fate attenzione!» si è levato tra i vescovi dal Molise, alla Campania, Calabria e Sicilia. La condanna è unanime: «Impatto disastroso» e i documenti delle Conferenze episcopali regionali non potrebbero essere più chiari e risoluti. Il vescovo di Cassano allo Ionio e vicepresidente nazionale della Cei, Francesco Savino, ha promosso il pronunciamento delle Diocesi calabresi: «Sarebbe la secessione dei ricchi». Hanno alzato la voce anche i vescovi siciliani, con un durissima dichiarazione di dissenso. Con l’autonomia differenziata vedono a rischio l’unità nazionale, a favore di «spinte secessioniste istituzionalizzate», dalle quali deriverebbero disparità di trattamento a danno della solidarietà nazionale. «Questo progetto rischia di essere l’eutanasia del Sud», secondo il metropolita di Acerra e presidente dei vescovi campani, Antonio Di Donna.

Se la denuncia della Chiesa non è una novità ma la concomitanza delle voci va registrata come inedita, positiva e confortante, anche i partiti e i movimenti del centrosinistra non stanno con le mani in mano. E il buon esempio arriva dalla nostra Puglia.

Anche a destra c'è chi dice «no». Un documento di Polo Sud (area liberaldemocratica) mette chiaramente in luce i pericoli anche e paradossalmente per il Nord. Interpreta certamente il malumore di numerosi parlamentari, soprattutto meridionali, che pur non condividendo la riforma leghista, osservano un silenzio diplomatico per non intralciare i patti di maggioranza: autonomia in cambio del premierato. Con il regionalismo asimmetrico si condanna il Sud all’isolamento, con il presidenzialismo si snatura il ruolo del Parlamento e si ledono le prerogative costituzionali del Capo dello Stato. L’intervento di Polo Sud riprende le riserve di gran parte dei mezzi di informazione, di insignì costituzionalisti, di economisti e docenti. Evidenzia i rischi, tra gli altri, sulla competitività del sistema-Paese in settori strategici come l’energia, le comunicazioni, i servizi di rete e le grandi infrastrutture. D’altra parte, l’autonomia differenziata è del tutto incoerente con la storia e l’azione politica del centrodestra, visto che punta a completare un processo di disgregazione dello Stato nazionale avviato dal progetto secessionista di Bossi e Miglio.

I vari documenti, le dichiarazioni, le prese di posizione rappresentano certamente un passo avanti, dimostrano una sensibilità e un’attenzione in crescita sui danni dell’autonomia differenziata, che non solo peggiorerebbe definitivamente le condizioni del Sud, ma diffonderebbe virus letali per la salute economica dell’Italia intera. Prevede regole finanziarie contraddittorie e poco bilanciate, rischia di alterare l’equilibrio tra le istituzioni dello Stato, propone un modello impostato male, che minaccia i diritti e l’eguaglianza dei cittadini. Sono del resto le considerazioni dei tecnici della Bicocca, che sollecitano un più che opportuno ripensamento.

Passando da considerazioni politiche generali-nazionali alle elezioni Comunali che da qui a poco ci vedranno impegnati a Bari, a Lecce e in altri Comuni pugliesi, sarebbe quanto mai urgente, sensato e opportuno chiedere ai Partiti, movimenti e liste di tutte le coalizioni di Centrosinistra o Campo Largo o Campo Aperto, di attivarsi contro lo spettro della secessione mascherata. Facciano in modo da impegnare tutti i propri candidati sindaci ad inserire, quale primo punto del programma amministrativo, una presa di posizione istituzionale nei confronti del Governo nazionale e del Parlamento, contro l'autonomia differenziata e il premierato. Tanto più a partire dai candidati democratici e progressisti delle due centri principali, Salvemini a Lecce e Laforgia-Leccese, che affronteranno le primarie del 7 aprile, sciolte finalmente le pregiudiziali. In vista di quell’appuntamento, sarebbe auspicabile promuovere un tour nei quartieri, che li veda entrambi, insieme, unitariamente, incontrare e ascoltare i cittadini, per illustrare i pericoli delle riforme delle Destre e per raccogliere le loro proposte, rilevare i problemi dal vero. Un dialogo utile a costruire la proposta programmatica che dovrà guidare Bari Città Metropolitana verso il futuro.

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