Acciaierie d’Italia Spa con Ad, Lucia Morselli, avrebbe potuto evitare di sfidare lo Stato italiano. E, avrebbe potuto risparmiare alla famiglia Mittal e, in particolare, ad Aditya Mittal una brutta figura, visto che sono i più grandi produttori di acciaio al Mondo con 88 milioni di tonnellate all’anno. Non sarebbe potuto essere altrimenti, il Tribunale di Milano ha rigettato l'istanza di Acciaierie d'Italia contro l'amministrazione straordinaria e per l'avvio della composizione negoziata. Il giudice, Francesco Picelli, ha dichiarato inoltre «non fondata la questione di legittimità costituzionale». Sul fatto della pretesa «incostituzionalità» AdI ha insisto molto, ma è stata imprudente, dato che non aveva alcuna consistenza giuridica e costituzionale. Adesso ci aspettiamo la contromossa della Morselli, ma sono tempo e soldi sprecati, anche se paga le spese legali Pantalone, ossia AdI con le casse vuote. Alla luce dell’ordinanza del Tribunale di Milano, è stato compiuto un passo significativo a favore dell’amministrazione straordinaria. Tant’è che il leader della Uilm, Rocco Paolbella, ha ribadito che «la sentenza del Tribunale di Milano nei confronti di Acciaierie d’Italia mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica».
Chiaramente, il giudice Pipicelli nella ordinanza rigetta la domanda della Morselli «volta a inibire ad Invitala di richiedere al Ministero delle attività produttive - MitMit - l’emissione del provvedimento di apertura dell’amministrazione straordinaria nonché alla Camera di commercio l’archiviazione su richiesta di Invitalia o d’ufficio della domanda presentata da AdI in data 15 gennaio 2024».
Sennonché il giudice ha smontato un caposaldo a cui faceva affidamento AdI per bloccare l’amministrazione straordinaria, infatti non ha tenuto ravvisare un reale contrasto fra la norma attributiva dalla legittimità del socio di minoranza ad instare per l’amministrazione straordinaria e la normativa euro - unitaria, non solo perché «la negoziabilità della crisi opportunamente sancita a livello unionale non nega che il diritto interno possa dotarsi di ordinarie procedure di insolvenza, ma perché nulla esclude che un’attività fattiva di negoziazione possa trovare spazio idoneo proprio nel perimetro di queste». Più di così si muore. L’arroganza non paga, come non pagano l’antisindacalismo e la politica da «padrone delle ferriere». Non è tutto.
Come volevasi dimostrare l’atteggiamento di AdI è stato deprecabile sotto tutti gli aspetti. L’ultima delle tante, ha operato in modo ostruzionistico nei confronti dei commissari straordinari di Ilva che hanno visitato l’acciaieria. Strano ma vero, oggi, sono andati via senza avere avuto la visione dello stato degli impianti e senza aver potuto appurare se ci fossero materie prime disponibili per ripartire al più presto possibile, per salvaguardare l’apparato industriale, i lavoratori, le aziende dell’indotto, l’ambiente e complessivamente l’economia italiana. L’acciaio primario che si produce a Taranto serve per altri settori industriali.
Lucia Morselli avrebbe potuto mettersi la coscienza apposto e, invece, di guerreggiare contro lo Stato italiano avrebbe potuto consigliare Mittal junior a trovare un accordo consensuale.
L’Ad di AdI ha fatto perdere tempo prezioso non interessandosi dello stabilimento siderurgico di Taranto che era in condizioni pietose con il solo altoforno 4 in funzione al minimo, idem le cokerie e con un personale ridotto alla vigilanza e a quello impegnato alla manutenzione. Adesso bisogna mettersi di buzzo buono, il governo faccia il daffarsi.