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Dai «drughi» a mowgli, il mito dei ragazzi selvaggi si rinnova in Capitanata

 
Enzo Verrengia

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Enzo Verrengia

Dai «drughi» a mowgli, il mito dei ragazzi selvaggi si rinnova in Capitanata

I drughi in «Arancia meccanica» di Kubrick

Quelle torme di giovanissimi sbandati che percorrono la storia, la cronaca e la letteratura

Domenica 12 Novembre 2023, 13:34

Il mito del ragazzo selvaggio si rinnova in Capitanata? Sembrerebbe di sì, perché i minorenni che lanciano sassi contro gli autobus a Foggia non evocano le baby gang, quanto le torme di giovanissimi sbandati che percorrono la storia, la cronaca, e la letteratura. Si ricordi Bilal, il rapinatore minorenne seriale marocchino comparso mesi fa a Milano, per il quale non valevano le categorie sociologiche e psicologiche del solidarismo sociale. Con lui, il flusso di giovanissimi che giungono dal Mediterraneo senza genitori, senza storia e senza identità. Eredi degli accoliti di Fagin in Oliver Twist, di Charles Dickens. Ma anche della Corte dei Miracoli di Victor Hugo, che anima le pagine più irruente di Notre-Dame de Paris. Per rappresentarla, lo scrittore aveva attinto a un ricco patrimonio folklorico medievale.

Cento anni dopo, Anthony Burgess ne rintraccia gli emuli per Un’arancia a orologeria, pubblicato nel 1962 e ambientato in un allora futuribile 1982, quando Londra è preda dei «drughi», ferocissimi ragazzini aggressori e stupratori, poi trasformati in maschere cinematografiche da Stanley Kubrick con Arancia meccanica, del 1972. Singolare simmetria di annate.
Modelli negativi che Collodi aveva usato per Lucignolo e De Amicis per Franti. A quest’ultimo, Umberto Eco dedicò un celebre elogio nel suo Diario minimo, identificando nello scolaro ribelle la personalità non conformista tanto necessaria, secondo i precursori del ‘68, all’Italia retrograda e arroccata dei primi anni ‘60.

Sempre nell’Inghilterra dell’Ottocento, Sherlock Holmes sfrutta a fin di bene bande di ragazzini ribelli. Ecco dunque gli Irregolari di Baker Street, temibili specialisti in operazioni di strada, con una abilità da commandos. Alcune inchieste holmesiane sono risolte con l’apporto determinante di quelli che oggi si definirebbero delinquenti minorili.

La logica del branco risale alla caccia selvaggia. I piccoli delle tribù erano abbandonati a un rituale venatorio da cui tornavano solo i migliori. William Golding vi si ispirò per Il signore delle mosche, romanzo nel quale dei bambini precipitati con un aereo su un’isola deserta si trasformano in selvaggi. Nel 1984 immaginato da George Orwell, poi, sono i più piccoli a denunciare i genitori, non certo per rispetto dell’ordine, bensì per gratuita spietatezza.

Nella categoria rientrano le due figure immortali della letteratura per ragazzi, Tom Sawyer e Huckleberry Finn, di Mark Twain. Prima di loro, i Capuleti e Montecchi rifatti da Shakespeare in Romeo e Giulietta, i cui protagonisti sono hooligans minorenni, che vengono alle mani e terrorizzano la città per mera ostentazione di superiorità. Tanto da venire attualizzati negli anni ‘50 da Leonard Bernstein e Stephen Sondheim con il musical West Side Story, riscritto da Arthur Laurents per la pellicola di Robert Wise del 1957.

Il romanzo di Sol Yurick I guerrieri della notte, da cui fu tratto un film di Walter Hill del 1979, presenta uno stuolo di pischelli che niente hanno da spartire con i teppisti cresciuti che si vedono sullo schermo. L’accanimento con cui i quindicenni del libro si combattono per le vie notturne di Manhattan anticipa di un trentennio la violenza dei drive-by shooting, duelli a pistolettate dalle auto in corsa, descritte da Stefano Pistolini in Gli sprecati.

Nel sottosuolo di Bucarest si è sviluppata una nuova forma di vita, dall’età media che non supera i quattordici o quindici anni. L’ha ritratta Padre Massimiliano Frassi in I bambini delle fogne di Bucarest. Non peggiori dei niños da rua brasiliani.
Si può ripensare anche al fanciullo trovato nudo e incapace di esprimersi nelle foreste dell’Aveyron nel 1800 e preso sotto tutela dal dottor Itard, che non riuscì completamente a recuperarlo. François Truffaut vi si ispirò per Il ragazzo selvaggio, che diresse nel 1970.

I piccoli predatori allignano delle foreste urbane. Il loro archetipo è Mowgli, il cucciolo d’uomo del Libro della giungla, di Rudyard Kipling. Icone del grado zero della civiltà.

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