Torna a splendere il sole sull’Emilia-Romagna e tra qualche ora anche i media smetteranno di occuparsi delle terre alluvionate. Spariranno le telecamere, gli speciali televisivi e la massa urlante dei commentatori, che fino a questa mattina ci spiegavano le cause delle alluvioni con la stessa sicumera e la stessa implacabile vena polemica con cui ieri discettavano dell’inflazione e l’altro ieri dell’Ucraina. La verità non conta più sui media e naturalmente sui social, conta solo il Momento con la sua carica emotiva, con la sua inesorabile pulsione all’insulto personale e alla strumentalizzazione politica. C’è sempre un cretino a cui addossare ogni colpa. Che poi cretino lo sia davvero è irrilevante.
Solo fra qualche mese o, se saremo fortunati, qualche settimana sapremo se il disastro di questo terribile maggio è stato provocato dalla mancata pulizia dei canali, dall’assenza di opere strutturali preventive, dalla cecità di amministratori troppo presi dal problema della siccità per contemplare l’estremo opposto, quello delle alluvioni che ci sono sempre state e sempre ci saranno. Solo fra qualche settimana sapremo in che misura ha inciso la tracimazione delle dighe o il carente aggiornamento dei piani della Regione o della Protezione civile. Ci saranno, forse, delle inchieste giudiziarie, che dureranno anni.
Prima o poi la verità si viene a sapere, in democrazia, ma quando verrà annunciata non interesserà più all’opinione pubblica, a conferma di una vecchia regola del giornalismo che l’era digitale ha reso frenetica, accorciando i cicli di vita di una notizia, che ha valore solo nell’immediato, scalzata da altre notizie, da altri diapason emotivi, altissimi ed effimeri. L’informazione, amplificata dai social media e dagli smartphone, agisce ormai come una droga psicologica, che incoraggia l’eccitazione e scoraggia il ragionamento e ci induce a dimenticare in fretta, troppo in fretta.
Quando la verità si saprà, i romagnoli scopriranno di essere rimasti soli, lontani dalle luci della ribalta e alle prese con i problemi di sempre di questo Paese, che sa reagire magnificamente nel momento della tragedie, come dimostrato dallo straordinario e commovente slancio di solidarietà dei giorni scorsi, ma poi si smarrisce, imbrigliato dalla burocrazia e dall’assenza di una concezione concreta e non retorica del Bene Comune, che, spiega, peraltro la scarsa propensione nazionale alla prevenzione. Ma quel giorno, ne sono certo, i romagnoli avranno già rimesso in ordine la propria terra, già ripulito le proprie case, già riavviato fabbriche e fattorie. Come sanno fare da sempre: gente concreta, gente dignitosa, gente che può versare qualche lacrima ma non si piange addosso e sa sempre reagire. Più forte di ogni ingiustizia.