Carissimo sindaco di Bari Antonio Decaro, vedo la città sempre più vitale e attrattiva, ricolma di turisti, giovani europei in Erasmus, lavoratori felici di conoscere il nostro territorio. Sempre più numerose aziende scelgono di insediare qui le proprie sedi ed io per primo ho scelto, con i miei soci, di fare base anche a Bari, dove la qualità della vita sembra più alta che in qualunque altra città italiana presa in considerazione.
Il merito di questo enorme successo è certamente tuo e delle tue giunte, perché sei stato capace di intercettare fondi e completare l'opera di rilancio dell'intera Puglia, dove proprio Bari sembrava mancare all'appello della crescita. Ma il rapido sviluppo reca con sè anche taluni gravi problemi. La chiusura del lungomare per il villaggio Coldiretti e per San Nicola di queste settimane, ne è la prova più evidente con l’aumento del disagio per i residenti e l'incremento vertiginoso del traffico, dell’inquinamento e del rumore in centro città, con forti riverberi anche in periferia. Lo stato di eccezione dei giorni nicolaiani, però, sembra ormai riprodursi lungo l’intero arco dell’anno, perché fatalmente la gran parte delle attività, anche private – come concerti, mercati o le numerose maratone – non possono che svolgersi in centro storico, dove più alta è la visibilità e dunque il ritorno degli investimenti pubblicitari. Tuttavia, non si può essere felici a Bari– come ci chiede il famoso slogan che ormai campeggia ovunque in città – città rumorosa e inquinata, dove regnano la violenza e il caos. E si moltiplicano le ingiustizie.
Tutte le analisi ci dicono che sempre più in futuro le città cresceranno, attraendo talenti e investimenti. La qualità ambientale, la sicurezza di pedoni e ciclisti, la riduzione dell’inquinamento devono dunque essere obiettivi primari delle città del futuro. Per questo è stata sbagliata in passato la scelta di realizzare parcheggi interrati in centro perché si trasformano in attrattori di auto private che da fuori centro storico, puntano a incolonnarsi per trovare un parcheggio a due passi dalle vie dello shopping, soprattutto nei giorni di punta. Ma proprio il successo travolgente delle pedonalizzazioni di via Sparano e via Argiro, prese continuamente d’assalto da pedoni felici di godere la città in spirito comunitario e nella lentezza del passeggio che è consumo, ma anche convivialità, dovrebbe suggerire l’esatto contrario della costruzione di ulteriori parcheggi in centro e, anzi, convincerci a chiudere l’intero centro storico di Bari alle auto private. Come nei giorni miracolosi del G7, quando Bari apparve a tutti nella sua dimensione umana e tutti poterono appropriarsi della sua bellezza.
Viviamo, infatti, il secolo della demotorizzazione. Le auto private dovranno diminuire sempre più, in favore di pedoni, ciclisti urbani e mezzi pubblici piccoli, veloci e leggeri, alimentati a idrogeno e con motori elettrici. I punti cardinali più distanti tra loro delle città verranno raggiunti da autobus elettrici (il BRT), che Bari ha saputo sapientemente farsi finanziare e che andrà in esercizio tra qualche anno. Lo stock di contenitori e contenuti culturali allocati, già da fine ‘800, in centro città, impone un ripensamento integrale della mobilità cittadina e richiede il coraggio che solo un Sindaco amato e rispettato come te, peraltro a fine mandato, può permettersi. Ecco la mia proposta, caro Antonio: entra nella Storia e trova il coraggio di chiudere alle auto private tutto il centro storico di Bari, da via Brigata Regina a corso Italia, fino a via Giuseppe Di Vagno, compreso il tratto di Lungomare che va da Brigata Regina a via Di Vagno.
Un’unica, grandissima area pedonale con alcuni assi dedicati alla viabilità pertinenziale e dei mezzi pubblici dove però potranno parcheggiare, al massimo un’auto per nucleo familiare solo i cittadini residenti ed accedervi esclusivamente i mezzi elettrici e a idrogeno, di carico e scarico merci (dalle 7.30 alle 11 e dalle 15 alle 16.30), i mezzi di servizio pubblico, di soccorso e assistenza anziani e disabili, i mezzi dotati di permessi speciali temporanei per montaggi e smontaggi, artigiani e ditte specializzate. Anche le motociclette andrebbero inibite, sull’esempio virtuoso della città di Siena, tutt’ora il più grande centro storico chiuso alle auto in Italia. Potranno accedere invece i servizi di sharing, i pedoni, le biciclette e – ovviamente – le navette pubbliche che potranno così muoversi liberamente e velocemente, connettendo la città nuova a quella storica.
Con l’intero importo del gettito da imposta di soggiorno, aumentando ancora più il numero di turisti attratti a Bari, potrai favorire la realizzazione di ulteriori eventi attrattivi e produrre finalmente un vero rilancio del quartiere Libertà, uniformandone anche la qualità architettonica al contesto del centro storico. È un tema di giustizia e di inclusione, visto che quello è il quartiere più multietnico della città e non è difficile scorgere interi nuclei familiari vivere in tuguri malsani a livello stradale. Tutti gli esempi di pedonalizzazione integrale dimostrano che, superata la prima fase di smarrimento, anche i commercianti ne traggono enorme vantaggio; l’aggregazione popolare consentirà di affidare isolati interi alla cura delle famiglie residenti migliorando le virtù civiche dei baresi portandoli a realizzare e manutenere isole verdi sull’esempio di tante città spagnole e, tramite l’erogazione di incentivi alla mobilità sostenibile, aiuterai i baresi a liberarsi della schiavitù delle auto private e godere dei beni comuni. Chiudere i centri storici alle auto private costa poco, produce cambiamenti radicali nella mentalità dei cittadini e trasformerebbe Bari in un’isola felice e giusta, invidiata in tutto il Mediterraneo.