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Quegli amici riuniti alla ricerca dei valori smarriti della sinistra

 
Enzo Augusto

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Enzo Augusto

Quegli amici riuniti alla ricerca dei valori smarriti della sinistra

Dai 4/8 amici al bar promotori dell’iniziativa ci siamo trovati in qualche centinaio di amici e compagni. Un po’ di capelli bianchi, a chi sono rimasti, grandi abbracci e qualche difficoltà di riconoscimento, un così eravamo noi, ma grande e irriducibile voglia di esserci e di impegnarsi

Martedì 27 Dicembre 2022, 13:48

Groucho Marx, non il grande Karl, certamente più noto ma forse meno letto (almeno da me), diceva: non dite a mia madre che faccio l’avvocato, lei crede che suoni il piano nei bordelli. Parafrasando questa battuta, che mi piace molto, anche per via della mia professione, mi sentirei di dire, in relazione alla riunione al Majesty di Bari nei giorni scorsi sulla ricerca di una nuova identità della sinistra «non dite alle nostre famiglie che andiamo a riunirci con ex PCI e PSI, orfani della politica, loro pensano che andiamo a donne di facili costumi».

E così venerdì 16 dicembre ci siamo riuniti al Majesty.

Dai 4/8 amici al bar promotori dell’iniziativa ci siamo trovati in qualche centinaio di amici e compagni. Un po’ di capelli bianchi, a chi sono rimasti, grandi abbracci e qualche difficoltà di riconoscimento, un così eravamo noi, ma grande e irriducibile voglia di esserci e di impegnarsi.

Per chi, per cosa? Come il Bruto shakespeariano (consentitemi una citazione colta per fare bella figura) che non sapeva cosa voleva, ma lo voleva fortissimamente, anch’io non so bene cosa voglio da questa iniziativa né a cosa potrebbe portarci. So però che va fatta. Che è un momento difficile. Che la sinistra ha perso di vista i propri valori fondanti. Che nessun partito in Italia (che assurdità! Che vergogna) si richiama agli ideali del socialismo e non ne porta traccia nemmeno nel nome, che quindi qualcosa va fatta. Ci rendiamo conto, certo, che il compito è superiore alle nostre forze. Che rischiamo di apparire vecchi zii strambi e patetici. Ma ci redime un assoluto disinteresse personale ed una vera, inguaribile passione politica.

Così venerdì sera ci siamo ritrovati insieme amici e compagni, post PCI, socialisti non dispersi dalle diaspore, tutti col «cuore a sinistra», a discutere di nuova identità della sinistra, di socialismo, superando vecchi steccati e antiche diatribe. C’erano anche esponenti del mondo della cultura, giovani molto bravi e impegnati che per qualche ora, seppure con evidente difficoltà, sono riusciti a diradare il rapporto compulsivo con lo smartphone.

C’era la CGIL con la sua forza, la capacità di partecipazione e di contatto con i lavoratori. C’era anche qualche esponente del ceto politico.

C’è stata una discussione animata, protrattasi per tre ore (cosa ormai desueta), con qualche sfogatoio (e ci sta, purché non degradi in sterile acrimonia), ma soprattutto con una grande voglia di partecipare e di impegnarsi in un discorso di radicalità che recuperi i temi del lavoro, della giustizia sociale e della lotta alle disuguaglianze.

C’erano esponenti politici, come ho detto. È già importante che fossero interessati all’iniziativa. Spero abbiano il buon gusto e il buon senso di riferire di questa esigenza di partecipazione e di cambiamento che viene dalla base (perché si tratta di base, di militanza ideale, deve essere chiaro). E di sperimentare una qualche forma di confronto pur scontando che dalla «base» viene avanti un forte sentimento di diffidenza e di ripulsa nei confronti di una dirigenza che ha fatto di tutto per sbagliare tutto e ha perso credibilità.

Naturalmente ciascuno ha una aspirazione personale ed io, da iscritto al PD, auspico che sui temi che portiamo avanti, si apra un confronto nella fase costituente del PD, e/o anche in quella successiva. Perché un partito di sinistra, o di sinistra-centro, non può fare a meno dei valori del socialismo da rilanciare e da porre a base di una fase di ricostituzione del partito.

Interessa poco, invece, la scelta dei candidati per la segreteria. È giusto che se ne resti fuori, se non a titolo personale. Va comunque rimarcata, anche in questa tenzone, la necessità che i candidati si pronuncino in modo chiaro sul se intendono perseguire questi ideali. Altrimenti ci sarà chi lo farà per loro.

Su questi temi c’è stata anche la convergenza della «Giusta causa», che ha auspicato percorsi paralleli. Noi vogliamo portare la discussione a livello regionale.

Promuoveremo iniziative tematiche. Stimoleremo impegno e partecipazione che non siano sterile testimonianza in un qualche «cespuglio». Dovesse essere tutto inutile (come è possibile ma non auspicabile) ci saremo comunque divertiti.

Che abbiamo da perdere, dico agli amici di bar, se non le fatidiche catene (per lo più psicologiche) che ci legano? Utopia? Donchisciottismo? Può essere. Ma anche tanta voglia di discutere, di alzare la voce e farsi sentire.

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