BARI - «La movida è cresciuta così tanto da diventare motivo di attrito. Quando, durante la festa di San Nicola, centinaia di giovani hanno ballato e cantato per strada fino a tarda notte, alcuni residenti hanno gettato secchiate d’acqua dai balconi per farli smettere». È uno dei passaggi dell'articolo pubblicato dal New York Times, a firma di Patricia Mazzei, in cui si documenta la trasformazione radicale che ha colpito la città di Bari negli ultimi anni, da «tappa intermedia» e «malfamata» a importantissimo polo turistico per la Puglia. Nel delineare cause ed effetti di questo cambiamento, la testata americana si sofferma anche sul caso dell'Umbertino, in particolare dell'episodio che è costato al 25enne Antonio Nettis, promotore della pagina social «Bari senza regole», una denuncia. Insomma, la polemica per il karaoke a cielo aperto sulle note di Maledetta Primavera è arrivata Oltreoceano.
Il pezzo si apre con un focus sul presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile, il quale (si legge) «ha iniziato a lavorare due anni fa per collegare direttamente gli Stati Uniti con la Puglia, il tacco dello stivale italiano da cui molti italo-americani possono far risalire le proprie origini. Vasile ha cercato di convincere le compagnie aeree a puntare non su Napoli o sulla Sicilia, ma su Bari, sostenendo che il capoluogo regionale offrisse cultura, storia e cucina degne del loro tempo e denaro».
Nel pezzo c'è anche una dichiarazione del sindaco Vito Leccese: «Questo grande richiamo turistico ha fatto riscoprire un po’ di orgoglio ai baresi. Più turisti arrivano, più ci sentiamo importanti, perché vuol dire che la nostra città piace».
Eppure, scrive la giornalista, «tra i residenti c’è anche una certa apprensione: sebbene Bari non sia certo Firenze, Roma o Venezia, anche lei potrebbe essere sopraffatta dai turisti o, quantomeno, profondamente trasformata da essi. Una città che ha appena riscoperto la propria identità, rischia ora di perderla?»
«Residenti e turisti fanno la fila davanti a un forno per la focaccia barese, con pomodori, olive e origano. E gli stranieri si uniscono al flusso di visitatori in via Arco Basso, dove le donne vendono orecchiette fatte a mano, nonostante alcune accuse di spacciare pasta industriale e i controlli occasionali su ristoranti che acquistano prodotti non tracciabili». Anche il caso delle pastaie di Bari Vecchia dunque è arrivato negli Stati Uniti, ma non sarebbe certo la prima volta.