BARI - Intelligenza Artificiale per disegnare palazzi, piazze e architetture urbane. Il Politecnico di Bari è il primo in Italia ad insegnare l’uso dell’Ai applicato alla progettazione. Il prof. Giuseppe Fallacara, docente di Composizione Architettonica e Urbana, ci spiega che non solo amplia gli orizzonti creativi generando idee e suggestioni ma è un’innovazione, uno strumento che i nuovi architetti devono padroneggiare. La dimostrazione delle sue immaginifiche potenzialità si trova in una mostra che sino a fine agosto si potrà visitare alla Madonna dei Martiri di Molfetta. Lì ci si potrà sorprendere di quanto potrebbe cambiare il panorama urbano se ci si affidasse alle visioni delle giovani generazioni.
«Istantanee dal futuro: architetture tra terra e acqua per la città di Molfetta» offre 10 totem progettuali che raccontano alcune ipotesi di progetto per tre zone prese in considerazione assieme all’amministrazione comunale e che sono state sviluppate in maniera critica dagli studenti del corso di Progettazione architettonica IV del Politecnico. Nel laboratorio annuale la metodologia didattica classica ha aperto le porte alle tecnologie pionieristiche e in particolare all’integrazione dell’intelligenza artificiale nel processo di ideazione e progettazione.
Le aree prese in considerazione sono state tre. La prima è la colmata in progetto sul Lungomare Colonna, che è stata adibita a nuovi servizi per la comunità: polo sportivo, lido balneare e centro di ricerca. La seconda è la zona Duomo di S.Corrado-cala Sant’Andrea, una delle aree più care alla comunità cittadina ma anche “delicata” perché ricca di patrimonio architettonico, che è stata ripensata con una lunga passerella sul mare che ricalca la linea dei frangiflutti e raccorda un centro culturale con teatro all’aperto, biblioteca, museo del mare, un nuovo mercato del pesce in prossimità del porto e un terminal mare-terra per i trasporti. Infine, c’è il nuovo molo portuale della zona Madonna dei Martiri riconvertito a Terminal crociere con annessi un albergo diffuso e un acquario. La piattaforma esistente, secondo il progetto originale, dovrebbe essere adibita a stoccaggio merci e deposito container per incrementare l’indotto commerciale della città e della zona industriale. Gli studenti, invece, l’hanno immaginata con nuovi servizi per il turismo visto che sarà servita da importanti assi viari che ne potenzieranno il collegamento sia via terra che via mare.
«L’elemento essenziale del laboratorio di progettazione, e più in generale del pensiero architettonico, è la Visionarietà, il saper vedere oltre, guardando verso il futuro con spirito positivo e creativo. Ma la progettazione – dice il prof. Fallacara - deve avere la concreta possibilità di trasformare una visione in opera possibile; in questo senso la Possibilità è una condizione simile all’alba in cui il sogno e la realtà possono incrociarsi; la terza gamba del nostro tripode è l’Utilità, ovvero la condizione essenziale affinché un tema progettuale scelto sia selezionato per la sua utilità, pubblica o privata, per i cittadini e per la collettività».
Insomma, per il docente del Politecnico, l’Ai non svilisce affatto la creatività dell’architetto ma la potenzia: «Lo dimostra questa nostra esperienza didattica arrivata al secondo anno. Dopo aver re-immaginato Andria lo scorso anno, oggi ripensa tre aree di Molfetta sviluppando il rapporto tra terra e acqua che la città costitutivamente possiede. I progetti che nascono da questa impostazione non vogliono essere, e non potrebbero essere, progetti direttamente utilizzabili, tuttavia si pongono come stimoli e pungoli per l’amministrazione e l’intera comunità affinché le visioni, per quanto fortemente improntate e presentate sotto forma di realistiche realizzazioni, possano trasformarsi in concreti punti di riflessione per il bene della città».
Alla trentina di studenti del corso è stato chiesto di «dialogare» con l’intelligenza artificiale per produrre visioni architettoniche che tuttavia fossero compatibili con il centro urbano sia dal punto di vista della funzione sia dell’integrazione con il contesto cittadino. La fase progettuale vera e propria è stata preceduta da una serie di esercitazioni che hanno fornito le competenze tecniche necessarie: capacità di usare software di intelligenza artificiale, modellazione 3D, visualizzazione, rendering e fotoritocco, non solo «strumenti che oggi sono fondamentali nel bagaglio di conoscenze di un architetto ma - come spiegato dalla neodottoressa di ricerca del Poliba, Ilaria Cavaliere, che ha curato il libro che raccoglie tutti i progetti e le testimonianze legate al laboratorio di progettazione - mezzi per concretizzare le idee più complesse».