NOCI - Il sostituto che non t’aspetti. A Rocco Recchia, deceduto a novembre, è subentrata la figlia, ingegnere. Lui era artigiano calzolaio di Noci, che «costruiva», nella sua graziosa calzoleria, caratterizzata dal clima di accoglienza signorile e franca, situata nel centro della cittadina, scarpe fatte a mano, di rara fattura, comode per chi le indossava e, non a torto, rispondenti allo slogan «la scarpa di Recchia non fa mai vecchia».
Molte sue scarpe hanno attraversato l’oceano commissionate da nocesi emigrati e - più - da turisti Usa e loro parenti ed amici. E le ordinazioni son aumentate.
Il sig. Rocco, purtroppo, da novembre scorso, non c’è più e molte ordinazioni sarebbero rimaste inevase se la figlia Rossella, ingegnere e in buona collocazione professionale, non avesse avuto il coraggio di appendere al chiodo compassi e matite per sedersi al desco paterno e, fornita solo dai ricordi di quanto aveva visto fare al padre, confezionare un primo paio di scarpe, già in viaggio verso l’America.
L’ing. Rossella ha smentito, nei fatti, la preoccupazione paterna che, una decina di anni fa, raccontò che «il mio mestiere non ha più chi voglia farlo». «Io sarò l’ultimo in provincia di Bari e la nostra tradizione calzolara che, iniziata dal mio trisavolo (Rossella appartiene alla quinta generazione), dura da oltre 140 anni, terminerà». Ed aggiunse un «purtroppo» impregnato di nostalgia ed amarezza.
Oggi, papà Recchia gode di questa «conversione» di Rossella. Onore all’iniziativa filiale di questa ingegnere che creerà scarpe (forse unica nel mondo). Non le mancano progettualità, creatività, arte, volontà e grazia. «E la produzione si estenderà nel futuro anche alle scarpe per donna poiché – ci ha detto l’ingegnera – dovrò acquisire qualche altro macchinario indispensabile specie per modellare il tacco. Poiché è moda, adatterò stivaletti maschili al femminile». Il papà (nel rispetto della sensibilità gelosa della moglie) aveva confezionato scarpe solo per uomo.
Rossella si è laureata in ingegneria nel 2011 e si subito inserita in uno studio professionistico di Noci. Poi, ammessa ad un master in E-business - «Ict (information and communication technology) - del Politecnico di Torino e, quindi, al lavoro in uno studio di questa città. Dopo due anni, a Milano presso altro studio.
Ma la nostalgia la riportò in Puglia nel 2015 per lavorare in uno studio locale. «A novembre, la scomparsa di papà e la “conversione” alla calzoleria. Così mi sono ritrovata da sola a farlo da zero ed è stata una grande sfida. Alcuni passaggi li ho fatti per la prima volta affidandomi ai ricordi. Per me rappresenta la soddisfazione di continuare l’arte di famiglia e tornare a spedire oltreoceano come aveva fatto mio nonno dagli anni ’40».
«Ho realizzato – ci ha detto - il mio sogno, inconfessato. Per gioco, infatti, qualche pomeriggio del doposcuola mi divertivo a fare qualche lavoretto, senza impegno alcuno. Ora ho scoperto, con gioia, di saper fare senza che vi sia stato un insegnamento specifico. Avevo solo guardato e il gene di famiglia, la mia volontà hanno fatto il resto. Con il tempo, ovviamente, migliorerò. Ora sono soddisfatta, entusiasta senza alcun rimpianto».