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Rispettiamo i morti perché stanno zitti

 
Gianni Ciardo

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Gianni Ciardo

Rispettiamo i morti perché stanno zitti

«La settimana scorsa, c’è stato il 2 Novembre che, per rimanere in tema di silenzio, abbiamo festeggiato appunto «tutti i morti», naturalmente ognuno i suoi»

Lunedì 07 Novembre 2022, 10:03

Buongiorno. Oggi sicuramente è il compleanno di qualcuno e noi lo festeggiamo con un WhatsApp di auguri. Guai a telefonare!

Oggi non si parla più.

La settimana scorsa, c’è stato il 2 Novembre che, per rimanere in tema di silenzio, abbiamo festeggiato appunto «tutti i morti», naturalmente ognuno i suoi.

Affinché non ci si dimenticasse di nessuno, abbiamo fatto la declinazione: i morti miei, i morti tuoi, i morti suoi, i morti nostri, i morti vostri, i morti loro.

Detto da un barese, potrebbe diventare un’imprecazione, ed in effetti alcune volte lo è.

Comunque, proprio perché i morti stanno zitti, bisogna rispettarli di più.

Il 2 Novembre al cimitero c’è il «sold out». Tutti puntualmente ci vanno.

Ci vanno soprattutto i pensionati che il giorno 1 del mese hanno preso la pensione e finalmente, con solo 1.000,00 euro, possono comprare un crisantemo di plastica. Perché di plastica? Perché dura di più.

Troppo caos il giorno 2 Novembre.

Io ogni anno vado il 15 Agosto e vi posso assicurare che quel giorno al cimitero non c’è anima viva.

La vita è un lampo e la morte è una cerniera lampo.

Un vedovo che ha perso la sua metà, pesa il doppio. I morti non devono far paura, anche perché loro stanno zitti.

Una volta, un amico vedovo mi disse: «Io non ho paura di mia moglie e tu?».

Ed io risposi: «Nemmeno io della tua».

Le vedove, invece, sono terribili. Ho sentito una che ha detto ad una sua amica: «Ti assicuro che se il mio primo marito non fosse morto, non mi sarei mai sposata un’altra volta».

Grazie a Dio, anche gli uomini riescono ad essere terribili.

Un vedovo che si sposa per la seconda volta, non è degno di aver perduto la prima moglie.

Al cimitero, però, capita di tutto.

Incontri casuali, scontri casuali, vivi casuali.

Ci sono lapidi particolari che colpiscono a morte la suscettibilità di chicchessia.

Mio padre era suscettibile, tanto che sulla fotografia posta sulla lapide c’è scritto: «Che cazzo guardi?!».

Sulla lapide di un malavitoso, ladro, contrabbandiere, usuraio, c’era scritto: «Padre esemplare, riposa in pace».

E quanto morirà Putin, scriveranno «riposa in pace»?

Comunque, la morte bisognerebbe esorcizzarla, anche se questa è una buona scusa pur di dire qualcosa, un po’ come quelli che dicono: «Devi reagire!» o ancora «Noi ti siamo vicini e per qualsiasi cosa conta su di noi».

Dopo una settimana, saranno spariti tutti.

Anche del teatro si dice che sia morto.

Sarà vero?

Sarà falso per chi non è riuscito a farlo?

Non si sa.

Una cosa è certa: Per chi lo avrà saputo fare c’è il Paradiso, per chi no, c’è l’Inferno.

Il resto al Limbo, anche perché il Purgatorio ha chiuso?

Comunque, il corpo umano non è come il motore di una macchina.

Se viene meno, non c’è sostituzione, via col vento e si accendono le candele.

Il motore, invece, se non va più, basta cambiare le candele.

Qualcuno dirà che oggi sono stato dissacrante sulla morte.

Anche io, nonostante me, sono un essere umano e ho come esperienza i morti miei, per cui devo reagire.

Mi sarò vicino e per qualsiasi cosa conterò su di me.

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