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Canto trentino o yiddish? Il mistero «Bella ciao»

 
Pierfrancesco Moliterni

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Pierfrancesco Moliterni

Canto trentino o yiddish? Il mistero «Bella ciao»

Il fermento Anni ‘60 e il Nuovo canzoniere

Giovedì 28 Aprile 2022, 10:09

Bella Ciao! È probabilmente la più famosa canzone della Resistenza italiana. Sulla sua origine si possono agevolmente leggere articoli e saggi secondo cui essa deriverebbe in Italia da una filastrocca per bambini diffusa in provincia di Trento e intitolata La me nona l’è vecchierella; oppure nascerebbe come trascrizione di un canto di lavoro delle mondine piemontesi a cui i partigiani ebbero a cambiarne il testo. C’è addirittura chi ipotizza una sua nascosta genesi come canto in lingua yiddish! La sua agogica è Allegro mentre il tempo è in 2/4 e scorre come un normale e facile tempo di marcia sempre uguale a se stesso . Lo schema è a strofe e la sua tonalità è il La minore (relativa minore di do maggiore): quindi una tonalità di facile apprendimento e esecuzione; mentre la estensione, con relativo giro armonico, va dal mi basso al Fa alto (un salto di nona, e cioè di nove note a salire). Le figure ritmiche si collocano nei tempi di 1/8, 1/4 e 2/4 e gli accordi sono in mi minore, sol, re, do. .

Una sua prima analisi storica la si deve a Cesare Bermani, studioso dell’oramai mitico Istituto De Martino, il quale ha discettato sulla sua genesi come risultato di «invenzione di una tradizione», egli affermando che «a metà anni ‘60, il centrosinistra al governo ha puntato su Bella ciao come simbolo per dare una unità posteriore al movimento partigiano». Le date coincidono in quanto Bermani partecipava al Festival di Spoleto del 1964 e faceva parte del gruppo «Nuovo Canzoniere Italiano». Il festival spoletino era allora diretto dal m° da Giancarlo Menotti (il quale era stato compagno di studi di Nino Rota, a Filadelfia, nel 1938) e ospitava altri spettacoli specchio dei fermenti politici di quegli anni; non a caso quindi accanto allo spettacolo «Bella ciao» c’era in cartellone Louis Malle regista del Rosenkavalier di Hoffamnastall con il m° Thomas Schippers alla direzione d’orchestra. Lo spettacolo-collage di canti popolari italiani fu dunque una produzione del Nuovo Canzoniere Italiano voluto grazie alla ideazione del famoso etnomusicologo Roberto Leydi, per la regia di Filippo Crivelli, spettacolo arricchito da testi del poeta e critico letterario Franco Fortini. Bella ciao resta e vive tuttora come canzone cantata a perenne memoria del movimento partigiano italiano, durante la seconda guerra mondiale, che combatteva contro le truppe fasciste e naziste. Dopo la Liberazione la sua versione venne poi cantata, tradotta e diffusa in tutto il mondo sino a giungere, paradossalmente, ai nostri giorni quando il serial televisivo La casa di carta l’ha usata come collage musicale in quanto simbolo della resistenza del suo protagonista, il Professore.

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