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A Monopoli l’arte si fa ricerca: da oggi un «Panorama» di opere

 
Pietro Marino

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Pietro Marino

A Monopoli l’arte si fa ricerca: da oggi un «Panorama» di opere

Sono 70 i lavori presentati. La direzione del critico Saverio De Bellis

Giovedì 01 Settembre 2022, 13:26

MONOPOLI - Questa mattina all’alba, nella cala di Porta Vecchia a Monopoli, si è rinnovata la tradizione del bagno collettivo del Primo Settembre, che chiude il tempo della vacanza e rigenera per l’autunno del lavoro e dell’impegno. Fra i tanti turisti che ancora affollano la cittadina pugliese, ci sarà uno dei maggiori fotografi italiani, Massimo Vitali, per riprendere in immagini live i panorami del rito vivente. Augurale anche per il «Panorama» dell’arte: la grande mostra che da mezzogiorno si apre al pubblico, con 70 opere di 60 celebri artisti italiani e stranieri - antiche, moderne e contemporanee - in 16 spazi del borgo vecchio, palazzi e chiese, chiostri e piazze. Molti chiusi da tempo, alcuni poco noti. Iniziativa presa da Italics, consorzio di primarie gallerie italiane che si è lanciato in un originale progetto di mostre annuali itineranti in luoghi di bellezza e di cultura non massificata del nostro Paese, per mettere in dialogo tempi, linguaggi e pensieri diversi dell’immaginario. Ne ha affidato la cura – sin dalla prima edizione svolta a Procida nel 2021 - a Vincenzo De Bellis, il noto critico pugliese che si accinge a dirigere Art Basel dopo gli anni trascorsi nel Walker Art Center di Minneapolis.

Fulcro dell’evento è per lui Palazzo Martinelli, sinora oggetto inaccessibile del desiderio turistico col suo esterno da gotico veneziano alto sul porto antico. Negli ambienti ancora disadorni ha disposto una ventina di opere che offrono meditazioni su temi come il Ritratto, il Potere, l’Oriente, il Mistero, il Tempo, la Natura Morta: un percorso di ricerca di sé come apertura all’altro. Con autori che vanno dal Lanfranco (un ariostesco Bacio di Angelica e Medoro 1633-34) e dal Laurana a grandi del ‘900 come Medardo Rosso, Cambellotti, Savinio, Mimmo Rotella, sino a nuovi protagonisti. Esemplare la parabola di un tempo circolare che dal 1984 di Boetti – evocato mese per mese da una storica parete piena di copertine di riviste – si volge allo smarrimento contemporaneo: una tenda da campeggio posata per terra dal tarantino Massimo Grimaldi, che nasconde una chitarra rotta.

Problematica e dialettica è dunque la sua proposta di meditare sulla xenia come filo rosso per rintracciare storie di ospitalità e di migrazioni e questioni come gli incontri e scambi fra culture. È la storia stessa di questa terra pugliese. Se ne trova conferma nella sala d’armi del Castello Carlo V. Tra gli antichi cannoni si parano tre tele dell’albanese Edi Hila, che con sagome di nave nera evocano il tragico naufragio dei suoi conterranei nel 1997, mentre cercavano la costa della speranza. Quell’alba mediterranea profilata da un grande dipinto di Paolo Bertola. Di fronte, «paesaggi» disegnati da Luca Vitone con polveri raccolte nel Castello.

Andirivieni mentali resi fisici dall’altalena che il «nostro» Francesco Arena ha montato nella sorprendente chiesetta sotterranea a cui si accede dalla sala d’armi. Altalena concettuale, ovviamente: la sua tavola non è di legno ma di bronzo e reca incisa la doppia scritta «Tutti i giorni presenti si somigliano fra loro/ ogni giorno passato è differente a suo modo”. Parafrasi del famoso incipit di Anna Karenina di Tolstoj, che l’artista pugliese – in grande spolvero - volge quasi a monito per chi vorrà dondolarsi avendo di fronte una Madonna con Bambino di Lorenzo Lippi e alle spalle una donna spiritata di Marisa Merz.

Di provocazioni e suggestioni è densa questa rassegna eclettica e ibrida,un po’ fiera, un po’ biennale breve e nomade. Frutto di un impegno collettivo che va oltre le logiche del mercato per sperimentare nuove strade di relazione fra gallerie, pubblico e territorio. Significativa anche l’istituzione di un premio Italics, attribuito quest’anno alla memoria di Lisetta Carmi, la grande fotografa scomparsa di recente a Cisternino (a lei sarà dedicata la mostra- omaggio con 20 fotografie inedite dal 9 novembre in Palazzo Palmieri, nell’ambito delle manifestazioni del Phest Monopoli).

Tanti quindi i dialoghi fra le opere e gli spazi. Con grandi firme – Mario Merz, Baruchello, Calzolari, Morellet, Whitney - e nuovi protagonisti come Airò, Arienti, Jaar, Djurberg. E fra gli antichi, il pugliese Cesare Fracanzano, con una Famiglia del Satiro che stava nella collezione del Conte di Conversano. Ora troneggia nella chiesetta di San Giuseppe e Anna, in scandalosa relazione con le prostitute messe da Pistoletto su quattro dei suoi storici «specchi». Ed è per noi gradita sorpresa ritrovare fra gli 8 autori collocati nel complesso ex monastico di San Leonardo l’amata artista barese Franca Maranò: con un gruppo di Abiti mentali del 1977, proposti dalla galleria Richard Saltoun di Londra- Roma. La loro pionieristica attualità risalta dal confronto ravvicinato con i teli medicali disegnati e appesi da Adelita Husni-Bey dopo i suoi «Incontri col dolore»: colloqui quasi psicanalitici con una persona per volta che l’artista italiana (padre libico) tiene dal 2018. Si svolgeranno (su appuntamento) anche a Monopoli, in una stanza al pianoterra del Palazzo di Città. Ma c’è anche un torneo di poker che si terrà con quattro tavoli nel chiostro di San Martino: come nel «Casinò informale» realizzato da Eugenio Tibaldi nel 2019 a Cuba, con personaggi della rivoluzione castrista disegnati sulle carte «francesi».
La finzione ludica come critica sociale. La esalterà Michelangelo Pistoletto sabato 3 settembre, quasi a conclusione dell’avventura di Panorama. Farà sfilare la banda di Monopoli nelle strade dei turisti a suon di musica. Poi nel largo di palazzo Palmieri disporrà i musicanti in tre cerchi intrecciati. Quelli del suo famoso Terzo Paradiso. Il sogno dell’arte come sintesi fra realtà e ideali, che si fa corpo vivente nel cuore adriatico della Puglia.

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