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Sophia Loren: Bari come la mia Napoli

 
Livio Costarella

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Livio Costarella

Sophia Loren: Bari come la mia Napoli

Foto Saverio De Giglio

Arriva il 13 novembre su Netflix il film La vita davanti a sé. E già si parla di Oscar

Venerdì 30 Ottobre 2020, 12:23

22:40

«Il Premio Oscar? Per me è stato già aver lavorato in questo film». Lo dice con la dolcezza e l’eleganza di sempre, Sophia Loren, riflettendo sulle previsioni rimbalzate da Oltreoceano nello scorso giugno. La danno infatti tra le candidate alla statuetta come miglior attrice protagonista per La vita davanti a sé, il film di Edoardo Ponti - ambientato a Bari - che l’ha vista ritornare sul set di un lungometraggio dopo undici anni di assenza. E si tratta di un lavoro per lei speciale: in proiezione su Netflix dal 13 novembre, La vita davanti a sé ha riunito l’attrice e il figlio Edoardo Ponti nella loro terza collaborazione cinematografica, ed è stato girato a Bari, dal 19 giugno al 1° agosto 2019.

Basato sull’omonimo romanzo di Romain Gary, con il soggetto e sceneggiatura di Ugo Chiti e dello stesso Ponti (una produzione Palomar, in collaborazione con Artemising Rising Foundation, e con il sostegno di Regione Puglia, Puglia Promozione e Apulia Film Commission), il film racconta la storia di Madame Rosa, un’anziana ebrea ed ex prostituta. Per sopravvivere ospita nel suo piccolo appartamento una sorta di asilo per bambini in difficoltà. Riluttante, accetta di prendersi carico di un turbolento dodicenne di strada di origini senegalesi, di nome Momo (Ibrahima Gueye).

I due sono diversi in tutto: età, etnia e religione. Per questo, all’inizio, la loro relazione è molto conflittuale: ben presto però si trasformerà in un’inaspettata e profonda amicizia, quando si renderanno conto di essere anime affini, legate da un destino comune che cambierà le loro vite per sempre.
Loren e Ponti, collegati da Ginevra (mano nella mano per tutto il tempo), hanno presentato in video conferenza ieri il film, insieme ai produttori Carlo Degli Esposti e Nicola Serra, e agli attori Ibrahima Gueye (quattordicenne, al suo esordio cinematografico) e Abril Zamora. «La prospettiva di interpretare un personaggio così forte è stata irresistibile - ha spiegato Sophia -, ma non è l’unico motivo: penso anche che la combinazione di irriverente vitalità e di fragilità di questa donna mi abbia ricordato un po’ mia madre. È un film che dà un forte messaggio di tolleranza, perdono e amore. Abbiamo tutti il diritto di essere amati, e di far sì che i nostri sogni si realizzino».

E se tra i grandi ruoli sfumati all’ultimo secondo, Loren ha ricordato il progetto di un film sulla monaca di Monza di Luchino Visconti, confessa di non essersi neanche accorta di essere rimasta lontana dal set per così tanto tempo.
«Adattando il romanzo - ha detto Ponti - ho scelto di spostare l’ambientazione della storia da Parigi alla pittoresca città costiera di Bari. Attraverso gli occhi irriverenti di Momo, lo vediamo imbarcarsi in un viaggio nel suo cuore antico, città crocevia e mosaico di culture. L’ho scelta perché è esteticamente molto calda, con un range di colori sempre vitale: era il luogo giusto per ambientare questa storia».

Anche il giovanissimo Ibrahima ricorda la sua «bellissima esperienza» sul set («mi sono innamorato di Bari»), mentre Zamora dichiara candidamente di aver conosciuto per la prima volta la città (e anche Trani, dove pure si è girato), trovando una vera e propria «famiglia». Mentre Sophia rievoca quei giorni di più di un anno fa sul set, come magici. «Volevo fare questo film a tutti i costi - ha detto -, a Bari sono stata felice e mi hanno accolto tutti benissimo. Ricordo i silenzi, la spiaggia, il mare, il clima. È stato come essere a Napoli, la città del mio cuore».

(foto Saverio De Giglio)

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