Lunedì 08 Settembre 2025 | 19:41

Cerofolini se la gode: «Occasione Bari, qui un’aria speciale»

 
Antonello Raimondo

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Antonello Raimondo

Cerofolini se la gode: «Occasione Bari, qui un’aria speciale»

«Mi piace la città, sento entusiasmo e in campo penso che siamo forti. Verreth è straordinario, noi cerchiamo di farlo stare bene Mi piacciono Rao e Pagano. Caserta ci chiede coraggio»

Lunedì 08 Settembre 2025, 12:46

Una sfida avvincente ma anche una bella responsabilità. La porta del Bari, mica uno scherzo. Legata a nomi pazzeschi, da Fontana a Mancini, passando per Mannini e Gillet. Ma anche un’eredità pesantuccia, quella di Boris Radunovic. L’anno scorso, certo, non ha vissuto la miglio stagione in carriera... ma resta un calciatore forte, punto. Chi pensa che tutto questo intimorisca Michele Cerofolini si sbaglia di grosso. Parla e trasmette entusiasmo, energia, vitalità. Ha occhi «accesi», una gestualità che racconta ambizione ma anche realismo e umiltà. La voglia di vincere non sconfina mai nell’incoscienza e, peggio, nella superbia. Si vede lontano un miglio che avrebbe voglia di urlare al mondo che «vinceremo divertendo» ma non ci pensa nemmeno per scherzo a usare un linguaggio del genere. Un bravissimo ragazzo. Di quelli che... sarebbe bello raccontarne le gesta. Lo guardi e ti convince usando la semplicità.

Cerofolini, ha già capito Bari?

«Ho giocato a Bisceglie e quando guardavo il “San Nicola” pensavo che mi sarebbe piaciuto indossare la maglia biancorossa».

Come si descriverebbe a una persona appena conosciuta?

«Mi sento umile, legatissimo alla cultura del lavoro. E poi solare».

A difetti come siamo messi?

«Un po’ troppo riflessivo. Mi ritrovo spesso a rimuginare e, così, mi si creano problemi inutili».

Ci dica del portiere Cerofolini.

«Dinamico, direi. Esplosivo tra i pali. Le uscite devo viverle meglio. Servono letture diverse, i posizionamenti giusti».

Un uomo di calcio che la conosce benissimo, Gigi Frattali, dice che lei ha ampi margini di miglioramento. Un bel complimento per chi ha già esordito in A e fa il titolare in una piazza come Bari.

«Me lo diceva sempre a Frosinone. E ha ragione. Poi Gigi mi vuole bene, con lui ho un rapporto bellissimo... una persona speciale».

Chissà cosa le avrà raccontato di Bari.

«Ne ho parlato con lui e con tanta altra gente. E tutti mi hanno detto la stessa cosa: viverla è bellissimo e quando andrai via sarà da piangere».

A Firenze, la prima scarica di adrenalina.

«Ero il terzo portiere, poi mi sono ritrovato titolare. E penso di aver fatto bene. Un punto di arrivo, la serie A. Ma anche di inizio».

In quei momenti ha mai pensato di avercela fatta.

«No. Mi dava la carica sapere di potercela fare. Ma guai ad abbassare l’asticella delle motivazioni. Nella carriera di calciatore ci vuole un attimo a ritrovarsi dall’altare alla polvere».

Poi com’è andata?

«L’anno scorso, a Frosinone, ho fatto il titolare. Prima stagione da protagonista. Però, con tutto il rispetto, Bari è un’altra storia».

Quasi due mesi, qui.

«Finora è andato tutto benissimo. Si è formato un bellissimo gruppo e questo, mi creda, spesso fa la differenza».

Magalini e Di Cesare sembra abbiano messo su una rosa in grado di riavvicinare i tifosi, al netto della legittima presa di posizione nei confronti della multiproprietà.

«Sono di parte, evidentemente. Ma chi mi conosce sa che non mi piace prendere in giro la gente. Ho la sensazione che il Bari sia forte e credo si sia visto».

Non è un po’ presto?

«Verissimo. Ma lascio parlare le sensazioni. In campo ci troviamo alla grande. E posso dirvi una cosa? Quando sono in campo penso sempre che possiamo segnare. Sento fiducia, positività».

Cosa le è piaciuto del Bari?

«Siamo già squadra, ci troviamo a memoria».

Cosa chiede Caserta?

«Intensità, coraggio, un calcio propositivo. Ci chiede di non aver paura».

Cosa non funziona?

«A Venezia e contro il Monza c’è stato un approccio negativo. E non va bene. Ne abbiamo parlato. Sappiamo che regalare il vantaggio all’avversario è pericolosissimo. Anche se poi ci siamo goduti la capacità di reazione della squadra».

A proposito di area mentale, la tragedia di Verreth potrebbe aver cementato ulteriormente il gruppo.

«Non so. Quando siamo insieme noi cerchiamo in tutti i modi di farlo stare bene. È un ragazzo incredibile, sta dimostrando tanta forza. Giochiamo anche per lui, sì».

I compagni che l’hanno impressionata di più.

«Rao e Pagano. Forti, davvero».

Teme la pressione barese?

«No. Quando giochi in grandi piazze te la devi aspettare. A me tiene vivo».

L’allenatore più importante per la sua carriera.

«Italiano. Si arrabbia tanto ma ha un pregio, dopo mezz’ora resetta tutto».

Le più forti in B.

«Le tre retrocesse e il Palermo».

E il Bari?

«Per ora mi accontento di avvertire la fiducia della gente. Dopo il gol del Monza pensavo di sentire qualche mugugno. E invece la gente ci ha spinto. I baresi hanno capito che diamo l’anima».

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