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Passione biancorossa, da Stoccolma a Bari l’amore senza confini

Passione biancorossa, da Stoccolma a Bari l’amore senza confini

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Passione biancorossa, da Stoccolma a Bari l’amore senza confini

Di padre in figlio: «Faccio sei-sette trasferte a stagione, anche i miei bambini pazzi per il club. La piazza merita la serie A, ma la squadra va sempre incitata: no alla diserzione»

Giovedì 28 Agosto 2025, 12:20

Sui gradoni della curva nord in occasione di Bari-Monza ci sarà anche Vincenzo D’Abramo, 45 anni, palesino doc e svedese d’adozione (per amore prima, e lavoro poi). Per sei-sette partite a stagione, infila nel trolley lo stendardo “Stoccolma Biancorossa” e segue dove può la squadra del cuore. Che si giochi a Bari o lontano dal San Nicola, praticamente è sempre trasferta. E che trasferta. «Ho conosciuto a Bari una ragazza italo-svedese, giovanissimi oltre 20 anni fa ci siamo trasferiti a Stoccolma - racconta Vincenzo -. Poi la storia è finita, la mia ex è tornata a Bari e io sono rimasto a Stoccolma dove oggi vivo con una donna svedese che ama tantissimo Bari e la Puglia».

La sua grande passione per il Bari affonda le radici lontano nel tempo. «Avevo 15-16 anni quando mio zio Luciano mi portò la prima volta allo stadio per assistere a Bari-Fiorentina: è stato amore a prima vista per i colori biancorossi. Per anni non ho perso una partita, prima in tribuna, poi in curva nord, cuore di un tifo straordinario. Quando vengo a Bari da Stoccolma non immagino di potere sostenere i biancorossi in un altro settore. Ero in curva anche per la finale playoff Bari-Cagliari, quando abbiamo sfiorato la promozione in serie A solo per dirne una. Che delusione immensa. Da Reggio Emilia a Genova, appena posso sciarpa al collo e cori per il mio Bari».

Uno sguardo al passato («Il Bari più bello che ho visto è quello di Barreto e Gillet»), un altro al presente con le polemiche roventi su multiproprietà e contestazione. «Le alternative a De Laurentiis non erano tantissime. Hanno avuto il merito di riportarci in serie B, ma ora è arrivato il momento di sperare in qualcosa di meglio, chissà che non sia la stagione giusta. Castrovilli e Partipilo sono acquisti importanti anche se è necessario capire qual è la loro condizione fisica. In ogni caso, condivido la linea dei Seguaci della Nord: contestare la società ma sostenere la squadra: non sono d’accordo con chi ha deciso di non rinnovare l’abbonamento e di non venire allo stadio: per la maglia è giusto far sentire sempre il nostro calore e incitare mister e ragazzi».

Vincenzo a Stoccolma è il titolare del “Caffè D’Abramo”, bar molto apprezzato non solo dalla comunità italiana, ma dagli svedesi che qui, in Vasagatan, civico 50, tra le vie principali della capitale scandinava, possono degustare un caffè espresso di qualità in un’atmosfera intima. Musica italiana in sottofondo, biscotti e altri prodotti tipici sugli scaffali, entrando nel piccolo locale, sulla sinistra spunta il gagliardetto del Bari. Dietro il bancone, c’è Vito, di Ginosa Marina, collaboratore di Vincenzo, abbronzatissimo («Sono appena tornato da una vacanza in Puglia», dice agli svedesi che fanno una pausa durante il lavoro, mentre Giorgia alla radio canta uno dei suoi successi). «L’ultima novità che abbiamo introdotto sono i "cestini di mandorle", materia prima di Toritto, dolci di nostra produzione - prosegue Vincenzo -. Abbiamo iniziato per gioco qualche Natale fa su suggerimento di mia madre, e ora sono richiestissimi durante le riunioni di lavoro: la nostra è una zona di uffici e studi legali».

Fuori ci sono ancora tavolini all’aperto, ultimo segnale di una fine estate tiepida per queste latitudini, una stagione che presto lascerà il posto al lunghissimo inverno del nord Europa. A proposito, come vive un barese a Stoccolma? «Ci sono pro e contro come dappertutto - racconta Vincenzo -. Da un punto di vista lavorativo si sta benissimo, ma da ottobre ad aprile è dura non tanto per il freddo quanto per il buio. Se non si stacca mai la spina, magari con una vacanza al caldo ad esempio alle Canarie, psicologicamente non si arriva in primavera… E poi, c’è il Bari!».

Una passione che si tramanda di padre in figlio. «I miei bambini di 10 e 6 anni in realtà si dividono tra il Bari e il Djurgarden, serie A svedese. Ma allo stadio si divertono di più se c'è il Bari. Un amico bitontino mi ha portato anni fa a vedere una partita dell’Aik Stoccolma, bel tifo ma una volta mi è bastato. Abbiamo anche visto alcune partite della Nazionale, ad esempio a Dublino. Ma il Bari è un’altra cosa». La comunità italiana è molto unita da queste parti e il calcio diventa un momento importante di socializzazione. «Fino a qualche anno fa - prosegue Vincenzo - giocavo negli Azzurri, squadra composta da italiani e che milita in una serie dilettantistica». Ma il chiodo fisso, torniamo sempre lì, si chiama Bari. Anche quando non è possibile vedere dal vivo i biancorossi. «Ascolto Michele Salomone su Radio Norba. Anche se per una questione di diritti i collegamenti durano pochi minuti, è la voce storica del Bari e per me c’è solo lui». Magari degustando i prodotti tipici della nostra terra. «Dalle cime di rape ai latticini, al ragù, diciamo che non ci facciamo mancare nulla…». Ora, però, dopo la sconfitta nella gara di esordio contro il Venezia, bisogna concentrarsi sulla sfida di domenica contro un’altra grande del campionato, il Monza: «Vinciamo 2-1», si sbilancia D’Abramo. Al di là del risultato, Stoccolma Biancorossa presente.

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