Domenica 14 Settembre 2025 | 16:40

Bovo: «Lecce, credici: a Roma a testa alta»

 
Antonio Calò

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Antonio Calò

Bovo: «Lecce, credici: a Roma a testa alta»

Sulla bagarre-salvezza, dice: «Nella seconda metà della classifica nessuno può sentirsi al sicuro, nemmeno i team che hanno più punti. Con il trascorrere delle giornate le gerarchie diverranno più chiare»

Mercoledì 04 Dicembre 2024, 12:14

LECCE -Nella Roma, Cesare Bovo è cresciuto, facendo tutta la trafila nel settore giovanile, sino ad approdare nella rosa della prima squadra, nel 2001/2002, senza però esordire in A. Nel 2002/2003 è stato ceduto in prestito al Lecce, con il quale ha centrato la promozione dalla B, per poi disputare la massima serie nel 2003/2004. Nel 2005/2006, è tornato ad indossare la maglia della formazione della Capitale, cimentandosi in A. L’ex difensore è un doppio ex delle due compagini che si fronteggeranno sabato, alle 20.45, all’Olimpico.

«Di recente, hanno cambiato entrambe la guida tecnica - sottolinea Bovo -. La Roma, di trainer ne ha esonerati addirittura due, De Rossi e Juric. Quando si procede ad un avvicendamento in panchina si imprime sempre una scossa. C’è una ventata di novità, vengono introdotti metodi di lavoro nuovi. I calciatori che prima avevano poco spazio si sentono stimolati perché pensano di poterlo meritare con il nuovo trainer. Chi scendeva in campo con regolarità vuole continuare a farlo. Ma saranno i risultati di lungo periodo a chiarire se le scelte effettuate dai club sono state azzeccate oppure no».

Con Giampaolo, il Lecce si è imposto per 1-0 a Venezia ed ha pareggiato per 1-1 con la Juventus, al «Via del Mare»: «Il colpaccio centrato nella sfida con i lagunari è stato fondamentale e poco conta se per oltre un’ora i salentini hanno fatto fatica. L’unica cosa importante in un match del genere è il risultato. Aggiudicarsi uno scontro diretto tra pericolanti equivale a rendere meno precaria la classifica e, cosa altrettanto significativa, ad ottenere una grande iniezione di fiducia. La prestazione positiva, sul piano del gioco come dell’atteggiamento, sfoderata da Baschirotto e compagni con la Juventus è figlia di quanto accaduto nella partita con gli arancio-nero-verdi. Il punto messo in cassaforte con i bianconeri avrà ancor più galvanizzato i salentini, che potranno permettersi di affrontare la Roma con una certa tranquillità».

Con Ranieri, l’undici capitolino ha perso in campionato con il Napoli e l’Atalanta ed ha pareggiato in Europa League sul terreno del Tottenham: «Il calendario non ha aiutato il nuovo allenatore, che ha dovuto fare i conti con due big che stanno facendo benissimo. In Coppa, invece, è arrivato un risultato positivo. Sia contro i partenopei che contro gli orobici, però, la Roma si è espressa a buoni livelli. Il mister ha quindi inciso. Lui è amatissimo dalla “piazza” e questo è un vantaggio non da poco. Senza dimenticare la sua esperienza ed il suo carisma. Resta il fatto che, dopo due sconfitte, contro il Lecce, Mancini e compagni avranno la pressione di doversi imporre a tutti i costi, mentre i loro rivali potrebbero considerare in termini positivi anche un pari».

Al termine del confronto con l’Atalanta, a chi ha fatto notare a Ranieri che ora arriveranno delle sfide meno complicate, lui ha risposto: «Ho detto ai ragazzi che gli incontri difficili iniziano adesso»: «Da trainer navigato, il mister ha voluto lanciare un messaggio ai propri calciatori. La caratura del Lecce è inferiore a quella di Napoli ed Atalanta, ma non per questo per la Roma si preannuncia un compito agevole. Non ci sono partite facili o dal risultato scontato. I salentini hanno dei valori e daranno il massimo pur di meritare un risultato positivo. Per imporsi, i capitolini dovranno essere più bravi. A Roma nessuno immaginava di vivere una annata del genere, con la squadra nella seconda parte della classifica».

Sulla bagarre-salvezza, dice: «Nella seconda metà della classifica nessuno può sentirsi al sicuro, nemmeno i team che hanno più punti. Con il trascorrere delle giornate le gerarchie diverranno più chiare».

Dell’esperienza vissuta con Lecce e Roma sottolinea: «I salentini mi hanno proiettato nel calcio che conta. Sono grato a Corvino, che all’epoca mi volle in rosa. Ho giocato poco in B e parecchio in A. Poi ci sono tornato a fine carriera, con Liverani in panchina, che in seguito mi ha chiamato tra i suoi collaboratori. La città è bellissima ed i supporter sono calorosissimi. A Roma sono nato. Nella Roma sono cresciuto da quando avevo 9 anni. In seguito ho coronato il sogno di giocare in massima serie con la formazione capitolina. L’Olimpico è un grande stadio e la tifoseria ama la maglia in maniera viscerale».

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