Sabato 06 Settembre 2025 | 12:27

Marco Esposito vota mister Moreno Longo: «E' il tecnico giusto per rilanciare Bari»

 
antonello raimondo

Reporter:

antonello raimondo

Marco Esposito vota mister Moreno Longo: «E' il tecnico giusto per rilanciare Bari»

Pugliese di Massafra ma ormai lombardo d’adozione, Esposito i colori biancorossi non li ha mai dimenticati. E racconta la sua esperienza in terra barese

Giovedì 12 Settembre 2024, 13:11

BARI - In questi giorni sta godendo il sole di Lampedusa. Ultimi spiccioli di vacanza prima del ritorno alla routine. Il segnale internet fa le bizze ma c’è da parlare del Bari e per Marco Esposito non è mai tempo di «no, grazie». Lui, pugliese di Massafra ma ormai lombardo d’adozione, i colori biancorossi non li ha mai dimenticati. E a quarantaquattro anni (classe 1980) mostra l’identica soddisfazione nel raccontare la sua esperienza in terra barese.

Marco Esposito, cosa c’è stato di «diverso» in quelle stagioni con i Galletti?

«Sarebbe facile parlare della fantastica cavalcata in serie A. Stagione straordinaria che ha un posto importantissimo nella storia del club. Conte in panchina, un predestinato. E poi un gruppo eccezionale fatto da ottimi calciatori e ragazzi per bene. Vincevamo divertendoci. L’allenatore fu bravo a creare una fortissima base emotiva».

Le capita di ripensarci?

«Bè, sì. Ed è sempre un’emozione profonda. Però sarei bugiardo se dicessi che Bari è solo quel campionato dominato. Ne ho giocati altri e alcuni sono stati complicati. Ma viverli è stato comunque un privilegio. Piazza incredibile, pubblico speciale. Nessun giorno è normale quando indossi la maglia del Bari. In campo e anche fuori».

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel fantastico mese di maggio del 2009, con mezza città in piazza a festeggiare la promozione.

«Mi ha sbloccato un altro ricordo incredibile. Ma l’ho detto a Bari non ci sono limiti alla passione. Peccato, però. Dopo la prima salvezza con Ventura poi sono arrivati anni complicati, alcuni drammatici visti i due fallimenti (con Matarrese e Giancaspro, nel primo caso fu almeno salvata la categoria, ndr). Fare calcio non è semplice, però vedere il Bari ancora in B mi provoca sofferenza perché so cosa prova la gente».

Come si riparte dopo una stagione così brutta?

«La cosa più complicata, e fondamentale, è riuscire a resettare. Se ti guardi indietro è la fine. Specie se parli di una piazza ambiziosa come Bari».

Lei ha giocato nel Mantova. E da Mantova è passato anche Beppe Magalini.

«Il direttore conosce benissimo il calcio. La chance Bari premia il suo percorso. Per me può fare benissimo. Certo, poi dipende quali sono gli obiettivi e con che budget bisogna fare i conti».

Sembra essere una sorta di anno di ripartenza.

«A Bari non puoi vivacchiare, come ha sottolineato Longo. Hai il dovere di puntare in alto. Poi si sa che vincere è difficile. Però se ti chiami Bari devi guardare sempre verso l’alto».

Che idea si è fatto del nuovo Bari?

«Ha sbagliato una sola partita, quella contro la Juve Stabia. Poi ha mostrato anche cose interessanti, pur con tanti errori. Di mira e difensivi».

Come si spiegano quelle reti subite su calcio da fermo?

«È un fatto di attenzione. Ormai un classico del calcio moderno. Non si insegna più la marcatura. Non vedo più i difensori che cercano il contatto fisico con l’avversario».

Se lei fosse l’allenatore... sceglierebbe la marcatura a zona o a uomo sulle palle inattive?

«Fisserei dei punti, dividendo le zone di competenza, e poi ordinerei gli accoppiamenti. C’è troppo pregiudizio sulla marcatura individuale, anche in gioco. C’è una squadra, l’Atalanta, che ha vinto un Europa League. E nessuno può mettere in discussione il valore di Gasperini».

Se marchi a uomo sei un difensivista. Uno slogan discutibile.

«Direi sbagliatissimo. Tempo fa vidi una partita della Lazio di Sarri contro l’Az Alkmaar. Gli olandesi furono devastanti. Quando ripartivano tutta le linea a 4 dei biancocelesti scappava all’indietro ed era un gioco da ragazzi innescare gli uomini tra le linee. Ecco, in quelle situazioni devi far staccare un difensore che vada sul trequartista. A uomo, appunto. Sennò rischi troppo. E quella sera fu un massacro».

Che partita si aspetta sabato al «San Nicola»?

«Il Mantova ha una precisa identità. Giocano il pallne partendo dal palleggio difensivo. Sanno quando andare alla riconquista e quando posizionarsi. Io credo che il Bari farebbe un grave errore a lasciare il possesso agli avversari. Ci saranno, come sempre, tante partite in una. E vince chi ha migliore capacità di lettura».

Su chi punterebbe in casa Bari?

«Lasagna, nello spazio, è formidabile. E anche Novakovich mi piace. Io non avrei lasciato partire Ricci, l’anno scorso è stato tra i migliori. Falletti può alzare il livello qualitativo, peccato non sia arrivato Partipilo. Io ho fiducia in Longo, lo reputo un ottimo allenatore. Inutile avventurarsi in pronostici. Parlerà il campo, quattro giornate sono un campione troppo piccolo per farsi un’idea».

E le altre?

«Non vedo squadroni, al momento. Ma le più forti sono Cremonese, Sassuolo, Sampdoria, Palermo. E poi Pisa, Brescia. Mi incuriosisce la Salernitana. Martusciello è bravo e stimo moltissimo il direttore sportivo Petrachi. Secondo me ha costruito una buona rosa. Le neopromosse daranno fastidio, come ogni anno. Sarà la solita battaglia da qui fino a maggio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)