BARI - «Bari può essere la magia che ti porta alle stelle, ma anche una responsabilità complessa da affrontare: ora è il momento di essere forti». Manuel Scavone non è soltanto il doppio ex di lusso di Bari-Sudtirol, in programma sabato al San Nicola: un match che appena sei mesi fa metteva in palio la finale dei playoff per la serie A ed ora, invece, comporta il rischio di finire ai margini dei playout. Il 36enne centrocampista è tornato nella «sua» Bolzano, dove è nato e ha cominciato la carriera da professionista proprio nel Sudtirol con cui conta 127 presenze e 20 reti dal 2004 al 2010. Con il Bari, invece, sono 69 i gettoni (con sei gol) collezionati in tre periodi diversi: nel 2011-12 in B, nel 2019-20 e nel 2021-22 in C, con la conquista della promozione in B. Ora Manuel gioca nei dilettanti del Bozner, ma non perde di vista le squadre che ancora porta nel cuore.
Manuel Scavone, come è possibile che il mondo di Bari e Sudtirol si sia capovolto così velocemente?
«Sono situazioni molto diverse. Il Bari viene dalla terribile delusione della finale playoff persa a giugno e al contempo convive con altissime aspettative della piazza. La tifoseria sicuramente auspicava un miglioramento che avrebbe significato giocarsi la serie A diretta, a braccetto con big quali Parma e Venezia. Ma magari sbagli qualcosa, entri in difficoltà ed è facile andare incontro ad altri risultati. Il Sudtirol, invece, era consapevole di aver vissuto qualcosa di difficilmente ripetibile: la priorità del club era comunque mantenere innanzitutto la categoria, perciò la classifica non è così disallineata rispetto ai programmi».
Secondo lei quali sono i problemi più complessi che sta attraversando il Bari?
«Diciamo che è accaduto un po’ di tutto: qualche infortunio a calciatori fondamentali, un complesso molto cambiato che magari non ha trovato subito l’identità perfetta, la necessità di doversi poi adattare al cambio di allenatore. L’organico dei Galletti, tuttavia, resta a mio avviso di valore, così come la società e la dirigenza sono composte da persone molto determinate e capaci. Non penso che il Bari finirà con il soffrire, ma è scontato che una permanenza in B non possa bastare. Servirebbe grande continuità di risultati per riprendere il treno dei playoff: le distanze non sono minime, ma certo non incolmabili».
In biancorosso ha vissuto frangenti indimenticabili ed altri molto complessi: come si affronta il malcontento della città?
«Bari è una piazza assimilabile alle big italiane in quanto a seguito e passionalità. Quando si vince, si crea qualcosa di straordinario che ti trascina a qualsiasi impresa. Non dimenticherò mai i 30mila spettatori al San Nicola in serie C ed i festeggiamenti per la promozione in B. Ma siamo anche passati da tornei al di sotto delle attese e non posso negare che il clima pesante si avverta e può condizionare. Perciò, la ricetta è provare ad isolarsi, lavorare duramente, cercare il risultato con la massima dedizione e con tanto cuore. Del gruppo storico emerso dalla C non è rimasto molto, ma conosco la cultura di diversi miei ex compagni che sono ancora lì. Di Cesare, ad esempio, è rimasto proprio per sognare ancora: è il primo che non ci starà a vivere una stagione in salita».
Che gara si aspetta sabato?
«Il Bari dovrà attaccare con convinzione: sulla carta, il tema tattico potrebbe essere favorevole al Sudtirol che ama ripartire. Tuttavia, bisognerà anche vedere come reagirà la squadra altoatesina al ribaltone in panchina: Bisoli è stato un po’ il trascinatore dello scorso torneo, ma forse anche lì qualcosa in un’alchimia che pareva perfetta si è incrinata. Sul piano dei valori tecnici, la formazione pugliese è più dotata, ma serve che i ragazzi con maggiore qualità prendano in mano la situazione».
Scavone, fuori il ricordo più bello e quello che cancellerebbe del suo trascorso barese.
«La promozione in B è stata una liberazione per tutti. La società la inseguiva da tre anni, soprattutto per noi della cosiddetta vecchia guardia era una missione da compiere ad ogni costo. Ma, per quanto la squadra fosse attrezzata, nessun risultato si può mai dare per scontato, soprattutto in un inferno come la C, Perciò, riportare il Bari che ripartiva dalla D in cadetteria è stata una grande soddisfazione. Proprio perché mi sentivo parte integrante di un gruppo meraviglioso, avrei sognato un epilogo diverso, ma la scorsa stagione sono finito fuori rosa. Può far male, ma sono cose che capitano nel calcio. Sono sempre stato a Bari in punta di piedi, non era giusto creare polemiche. I colori biancorossi saranno sempre una parte di me».