Donato Metallo, consigliere regionale salentino del Pd, la salvezza del Lecce passa da un finale infuocato?
«Gli ultimi risultati delle dirette concorrenti per la permanenza hanno reso complicato raggiungere il traguardo. Tutta la stagione però ha visto i giallorossi brillare per gioco e idee. Arrivare alle ultime giornate con qualche punto di vantaggio sulle inseguitrici era impensabile ad inizio campionato. Il ds Pantaleo Corvino è stato bravissimo nel selezionare giocatori di valore o sicuro avvenire come Baschirotto o Hjulmand. Questi ragazzi saranno il futuro giallorosso».
Cosa dà più speranza per le ultime due gare?
«Avrà senza dubbio un peso il tifo del Via del Mare. Contro lo Spezia il Lecce giocherà in dodici, lo stadio sarà una torcida. Certo, sono sfida in cui tremano le gambe. Con il Verona l’undici di Baroni ha sentito troppa tensione. Per questo credo che il sostegno delle gradinate risulterà determinante».
La sua prima volta al «Via del mare»?
«Andavo con mio nonno, grande appassionato di calcio. Ho straordinari ricordi del Lecce di Barbas e Pasculli, e delle prodezze dell’ungherese Vincze. Grandi emozioni poi sono legate alla stagione di Palmieri e Francioso, due bomber favolosi, in un gruppo che con la grinta era in grado di fare prestazioni uniche».
Il suo cuore sportivo batte una big?
«Tifo anche per l’Inter».
Come finirà la semifinale-derby di Champions?
«Vincerà il Milan… I rossoneri sono troppo più forti (sorride, ndr). Sono molto scaramantico, l’avrà capito…».
Ha un giocatore preferito?
«Rosario Biondo, un marcatore-icona, come Riccardo Ferri per l’Inter. Mordeva le caviglie e non faceva passare nessuno. Apprezzavo molto anche un mediano di quantità come Renato Olive».
Si è cimentato anche lei nel pallone?
«Ho giocato come centravanti, un numero nove con grandi leve, alla Gaúcho Toffoli. Ho allenato anche fino a poco tempo fa le giovanili del Racale, con alterne fortune, ma puntando tutto sul patto educativo, inclusione più formazione».
Passando alla politica, la Schlein che schema di gioco offre al Pd?
«Nella prima fase è stata zemaniana, con un 4-3-3, ha entusiasmato per l’energia. Poi dopo le primarie è passata al governo del partito. Sta mantenendo una filosofia d’attacco, ma con una squadra più equilibrata: ora ha scelto il 4-4-2, con le ali che spingono molto, molto a sinistra».
In Puglia c’è una coppia gol come Emiliano-Decaro. Per le prossime Regionali si devono però passare la palla.
«Nelle grandi squadre funziona così. Uno va in profondità e l’altro va a ricevere il pallone in area. Sono due bomber, saranno bravi anche nel trovare la giusta intesa. E loro la troveranno, anche lo spogliatoio del centrosinistra spinge affinché facciano sintesi».
Perché la sinistra torni a vincere nella stagione della destra meloniana…
«Non c’è una ricetta. In queste fasi non bisogna essere arroganti. Da militante prima che da consigliere regionale, sento la necessità di avere un partito con una posizione chiara. E negli ultimi anni la linea su ambiente, lavoro e politiche sociali è stata poco netta. Per tenere tutti insieme, alla fine non abbiamo parlato a nessuno. E invece indispensabile presentare una visione del mondo. I nostri elettori ci chiedono, come diceva Antonio Gramsci, di parteggiare e di non essere indifferenti».