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Ventola e il profumo di serie A: «Il mio Bari può farcela»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Ventola e il profumo di serie A: «Il mio Bari può farcela»

«Ho un debole per Cheddira. Spero resti per stupire ancora»

Lunedì 09 Gennaio 2023, 13:59

BARI «Direttamente o tramite i playoff, vedo il Bari in lotta per la serie A, spero con Cheddira ancora nel motore». Non ha dubbi, Nicola Ventola. I biancorossi nel girone d’andata lo hanno convinto. Al punto da prevedere un ritorno ancor più ricco di soddisfazioni. L’ex bomber biancorosso (44 presenze e 12 reti dal 1994 al ‘98, con una promozione dalla B alla A nel ‘97) ora spopola con gli amici Christian Vieri, Daniele Adani e Antonio Cassano sulla Bobo Tv, ma non si perde un match della sua squadra del cuore. Con uno occhio particolare a Walid Cheddira, il capocannoniere dei Galletti (e dell’intera serie B), nel quale rivede qualcosa del «suo» calcio. Scatterà oggi la settimana che condurrà al ritorno in campo, fissato a sabato 14 contro il Parma (al San Nicola, alle 14): e allora ecco come Ventola analizza le prospettive dei Galletti nella seconda parte della stagione.

30 punti in metà campionato, il quarto posto, il migliore attacco del torneo: Nicola Ventola, da dove riparte il Bari?

«Da tante certezze, ma anche da quella determinazione e voglia di migliorare mostrata continuamente nei primi 19 turni. La cadetteria si è fermata due settimane e mezzo: una sosta contenuta, non tale da scombinare i valori emersi finora. Rispetto alle altre formazioni, anche di alta classifica, continuo a ritenere che il Bari abbia il vantaggio di una precisa identità, conferita da un lato dalla base costruita nell’anno della promozione dalla C, dall’altro da un modo di giocare ormai assimilato grazie all’impostazione conferita da Mignani».

Quali sono i principali pregi e difetti dei Galletti?

«Da sottolineare è la continuità di risultati. I numeri sono eloquenti: il Bari è la squadra che ha perso meno in campionato. Contro qualunque avversario, i biancorossi se la sono giocata alla pari, spesso compensando con il carattere, la determinazione e la generosità il gap con compagini decisamente più attrezzate. Una qualità da non sottovalutare in una neopromossa. Anche nelle sconfitte, raramente ho notato veri demeriti. E questo aspetto può costituire il vero margine di miglioramento: perché quando il campo ti fa capire di non essere inferiore nel gioco, assumi una consapevolezza nei mezzi che cresce con il passare delle giornate. Il rimpianto, invece, deriva dal rendimento interno: secondo me è stato casuale, ma se si fosse sfruttato meglio il fattore campo, adesso i Galletti sarebbero davvero tra le prime due».

Dove porre l’obiettivo stagionale?

«A mio avviso ci sono i presupposti per lottare per la promozione. Competere per la promozione diretta è oggettivamente complicato: innanzitutto per la sconfitta con il Genoa ha un po’ allungato lo svantaggio dai primi due posti, ma soprattutto perché siamo in un torneo equilibrato verso l’alto, con alcune corazzate che possono contare su colpi di singoli in grado di risolvere in ogni frangente una sfida. Su questo piano, invece, il Bari deve affidarsi in particolare al collettivo. Tuttavia, proprio per quanto dimostrato all’andata, la squadra non deve porsi limiti e guardare sempre davanti. Arrivare tra le prime otto deve essere un obiettivo da perseguire: se poi si potrà lottare addirittura per le prime due posizioni oppure ottenere il miglior piazzamento possibile in chiave playoff, si capirà soltanto nel tempo. L’importante, però, è non uscire dalla zona che conta».

Ha costruito nel tempo un bel rapporto con Cheddira: si aspettava che in soli sei mesi diventasse un uomo mercato?

«Non posso negare di avere un debole per Walid. Mi rivedo in lui in vari aspetti: l’attacco alla profondità, l’aiuto alla squadra, la capacità talvolta di fare reparto da solo, ma soprattutto la voglia di non mollare mai. La sua esplosione così fragorosa nella mia squadra del cuore mi ha riempito di gioia e ci tenevo tanto a fargli pervenire un messaggio. Per fortuna, anche lui come me utilizza i social con giudizio e mai per “odiare”, come fanno in tanti: così, abbiamo cominciato a scriverci e costruito un rapporto. In estate, da Loreto è anche venuto a trovarmi alla Bobo Summer Cup, a Civitanova e ho avuto la fortuna di scoprire un ragazzo splendido, ancorato a solidi valori. È un periodo in cui attaccanti con doti confacenti al calcio moderno non sono molti, perciò era scontato che dopo una prima parte di stagione così in evidenza, fioccassero i corteggiatori. Sul piano fisico e della velocità, ha realmente qualcosa in più, inoltre ha trovato pure confidenza con il gol: se continua così, è destinato ad una grande carriera».

E se il Bari dovesse perderlo fin da ora, quanto sarebbe complicato sostituirlo?

«Non voglio pensare a tale eventualità. Il mio desiderio è che Walid raggiunga il massimo palcoscenico in biancorosso e resti qui il più a lungo possibile. Certo, se il Bari non dovesse farcela, potrebbe essere comprensibile una separazione, ma non prima di fine torneo. Penso che nemmeno lui adesso stia valutando l’ipotesi di un trasferimento. Ed è scontato che rimpiazzarlo sarebbe impresa ardua in un mercato così bloccato. Non penso, comunque, che l’intenzione del club sia indebolirsi in un frangente chiave della stagione. Sono certo, invece, che arriveranno un paio di innesti di spessore».

Ha accennato agli stenti in casa: non è che i 50mila del San Nicola rappresentano un’eccessiva pressione?

«Andrò controcorrente, ma i risultati interni secondo me sono causali. Ero allo stadio con il Genoa: non ho visto la squadra intimorita, anzi per larghi tratti ha creato più dei liguri. Quel pubblico è soltanto un valore aggiunto, un tesoretto da custodire gelosamente. Vedrete che presto la tendenza si invertirà e arriveranno i risultati che questa gente merita con tutto il cuore».

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