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Calcio, Minotti: «Sì, questo Bari può giocarsi la Serie A»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

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Ruben Botta del Bari

«È stata un’idea vincente ripartire all’inizio dal blocco che ha vinto la Serie C: Mignani è stato pratico e abile»

Martedì 20 Dicembre 2022, 12:33

BARI - «Il Bari è una realtà di alto livello in questa serie B. E lotterà fino in fondo per un grande obiettivo». Non ha dubbi, Lorenzo Minotti. L’ex capitano del grande Parma degli anni ‘90 (una Coppa Italia, una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa delle Coppe nel suo palmares), nonché vicecampione del mondo nel 1994, è ora tra i più apprezzati talent di Sky, broadcaster della serie B e pronta ad una super programmazione per il boxing day del 26 dicembre. L’ex difensore cesenate ha commentato i Galletti alla prima giornata del campionato, a Parma, nonché sabato scorso a Reggio Calabria. E nel percorso che ha condotto ad un turno dal termine del girone d’andata, ha seguito costantemente le imprese dei pugliesi. Ecco, allora, la sua lettura sulle prospettive biancorosse.
Lorenzo Minotti, allora vede davvero il Bari come una delle candidate alla promozione?
«Sulla carta probabilmente esistono complessi più attrezzati, ma il campo è giudice insindacabile: i biancorossi possono rimanere in lizza per il massimo traguardo fino alla fine. La distanza dalla zona promozione diretta è di appena tre lunghezze, la posizione nei playoff al momento è salda. In una modalità o nell’altra, tutti dovranno fare i conti con il Bari».
In quale particolare individua la forza dei Galletti?
«Nella costanza, una componente basilare in B. I numeri sono evidenti: serie utile di otto gare, due sconfitte, altri otto turni senza sconfitte. Un andamento che mostra una squadra abile a non mollare, magari a conquistare punti anche nella giornata meno brillante o nei frangenti di sofferenza, come ad esempio è avvenuto a Reggio Calabria, al cospetto di un avversario quotato e brillante. In un torneo così equilibrato, anche i pareggi servono a muovere la classifica: quando aggiungi una vittoria, si arriva vicino alla vetta. Ormai la squadra ha maturato questo carattere: non penso che lo smarrirà. Ma vorrei sottolineare anche la modalità con cui è stato costruito l’organico».
Prego…
«È stata un’idea vincente ripartire all’inizio dal blocco che ha vinto la serie C: Mignani è stato pratico e abile a insistere su un’identità tattica appresa lo scorso anno e su un affiatamento già rodato. Nel frattempo, sono stati inseriti gradualmente i nuovi. Caprile è stato immediatamente determinante, ma ora si stanno facendo strada anche i vari Dorval e Benedetti: quest’ultimo, in particolare, mi ha davvero impressionato per struttura fisica, intraprendenza e corsa. Ovviamente l’altro colpo fondamentale è stato l’acquisto dell’intero cartellino di Cheddira: il club ha un buon potenziale anche sul piano del patrimonio adesso, con l’opportunità di realizzare notevoli plusvalenze».

Caprile e Salcedo, peraltro, da oggi saranno agli ordini del ct Mancini.
«Per il Bari è un orgoglio avere ben tre esponenti considerati dalla nazionale maggiore, ma in generale lo staff azzurro ha convocato molti ragazzi che si stanno mettendo in luce in questa serie B. La domanda, però, è: Mancini sarà l’unico a guardarli? In serie A ci saranno società pronte a scommettere su di loro e a utilizzarli con continuità? Il problema del nostro calcio non è la produzione di talenti, ma l’uso ad alti livelli che poi diventa determinante nello sviluppo di un calciatore di spessore».
Incombe il mercato di gennaio: non sarebbe il caso che il Bari cerchi gli innesti per sognare il doppio salto?
«Sì, ma con raziocinio. Svenarsi per acquistare magari due-tre elementi che magari vengono dalla A, ma hanno giocato poco e impiegherebbero tempo per ritrovare la condizione non varrebbe la pena e potrebbe persino sconvolgere gli equilibri raggiunti. Meglio, invece, cercare pedine che siano funzionali al gioco e completino in meglio la rosa in caso di eventuali cessioni. Gente che non sia utile soltanto nell’immediato, ma possa costituire una base pure per il futuro».
Da ex difensore, sarebbe più preoccupato nel marcare le punte biancorosse o è più alta l’ammirazione per i colleghi della retroguardia di Mignani?
«Cheddira sarebbe un brutto cliente per chiunque: se parte nello spazio, è dura stargli dietro. La difesa, però, merita un plauso. Vicari si sta confermando un leader anche in un ambiente per lui completamente nuovo. Di Cesare impressiona non tanto per i mezzi tecnico-tattici che ha sempre avuto, quanto per la freschezza atletica, l’integrità, la condizione: a 39 anni suonati lui non si limita a gestirsi secondo l’esperienza, ma interpreta il ruolo con ritmo, agonismo e furore».
L’andata si chiude con Bari-Genoa: che valore può avere?
«Il giudizio non cambierà per una gara, così come la classifica resterà ottima in ogni caso. Il Bari affronta una corazzata: se il Genoa è in serata, può battere chiunque. Piuttosto, se ai Galletti riuscisse l’impresa, il segnale alle concorrenti diventerebbe eloquente. La differenza può venire dalla spinta del San Nicola. Già, perché il Bari ha un’ulteriore arma letale: quel pubblico straordinario che sciorina numeri da alta serie A. Una passione così grande può spingere ad imprese impensabili».

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