Martedì 30 Dicembre 2025 | 17:26

Brindisi, il sindaco tra bilanci e prospettive: «Il futuro passa dai Balcani»

Brindisi, il sindaco tra bilanci e prospettive: «Il futuro passa dai Balcani»

 
andrea pezzuto

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andrea pezzuto

Brindisi, il sindaco tra bilanci e prospettive: «Il futuro passa dai Balcani»

Pino Marchionna dopo aver scollinato i 2 anni e mezzo di mandato. «Asse con Lecce per tornare fulcro del Mediterraneo e attrarre menti dall’altra sponda dell’Adriatico»

Martedì 30 Dicembre 2025, 15:21

Pino Marchionna, il sindaco che accolse migliaia di albanesi scrivendo assieme ai brindisini una straordinaria pagina di solidarietà, 35 anni dopo continua a guardare verso l’altra sponda dell’Adriatico. L’obiettivo è costituire un asse con Lecce per diventare una piattaforma logistica e formativa strategica nel Mediterraneo. Ambizioni in comune con Bari, la quale parte in vantaggio nella partita sul Corridoio VIII che collega ai Balcani, lungo il quale si prospettano occasioni in termini commerciali e di finanziamenti per migliorare le infrastrutture. La chiave per accorciare la distanza dalla Città metropolitana, secondo il primo cittadino di Brindisi, viene dal nuovo concetto di Aree urbane funzionali, che raggruppano centri interdipendenti attorno ai Comuni capoluogo di medie dimensioni e che potrebbero diventare la nuova architettura dei territori con la quale superare la Legge Delrio.

«Il sistema territoriale Messapia di organizzazione della Puglia del sud, a mio avviso, deve partire dalle Aree urbane funzionali (Fua), che stravolgono il vecchio perimetro delle Province. Per esempio, Fasano non fa parte della Fua di Brindisi. I punti fondamentali per definire le Fua sono innanzitutto i gate di accesso e Brindisi, con il suo porto e il suo aeroporto, rappresenta la porta di un territorio molto vasto che va da Ostuni a Otranto. Il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, in sede Anci lancerà l’Agenda per le città medie, che è un nuovo programma ragionevolmente supportato da adeguati finanziamenti. Si tratta di una grande novità perché di fatto interviene a correggere, almeno in Italia, la Legge Delrio: l’introduzione delle Città metropolitane coincidenti con i capoluoghi di regioni particolarmente ampie come l’Emilia Romagna o la Puglia, che si compongono di diversi elementi produttivi, ha creato sbilanciamenti. Io e la sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone, dovremo diffondere nei nostri territori questo concetto delle Aree funzionali urbane. Una volta organizzate le Fua, definite all’interno di una comune visione di origine provinciale, potremo unire queste due ipotesi all’insegna di quella che è la caratteristica principale di Brindisi, ossia di essere la porta d’accesso di tali territori. Dovessero concretamente realizzarsi le Fua, prevedo una battaglia politica perché di fatto svuoteranno le poche competenze rimaste in capo alle Province».

Per riequilibrare il sistema creato dalla Legge Delrio, quindi, bisognerebbe mettere a sistema le Aree urbane funzionali di Brindisi e Lecce?

«Sì, l’idea è di farlo con quelle omogenee, come possono essere le Fua di Brindisi e Lecce, che hanno caratteristiche ben differenti rispetto all’Area metropolitana di Bari. Confido che la nuova strategia sulle Città medie possa sopperire alla incompletezza della Legge Delrio, che individuando i capoluoghi di regione come Città metropolitane, in regioni molto estese non riesce a coprire tutti i bisogni. I nuovi finanziamenti andranno a sostenere le politiche per consentire alle Città medie di affrontare le emergenze, di pianificare la rigenerazione urbana e la mobilità. Come Comune di Brindisi, rispetto alla gestione del fenomeno migratorio, stiamo già approntando alcune strategie: a Restinco stiamo realizzando un progetto per accogliere in maniera più civile i migranti attraverso un dormitorio meglio organizzato, con un controllo più puntuale e con i bus della Stp che stroncheranno il fenomeno del caporalato, dato che i lavoratori che dovranno raggiungere le campagne potranno farlo in maniera più agevole».

Brindisi e Lecce hanno più volte rivendicato l’esigenza che l’Aeroporto del Salento recuperi terreno rispetto allo scalo di Bari. Lei ha dato la disponibilità al presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Vasile, di mettere a disposizione gli introiti dell’imposta di soggiorno di Brindisi, e magari di Lecce e altri Comuni, per potenziare i collegamenti. Da AdP, però, spiegano che prima bisogna dotare l’aeroporto di Brindisi di un sistema di servizi all’altezza e che non tutte le tratte internazionali attivate a Bari possono essere replicate su Brindisi perché non vengono rispettati determinati criteri di sostenibilità dei collegamenti. Che idea si è fatto?

«Prima del discorso sull’imposta di soggiorno, c’è la legge sulla continuità territoriale per l’aeroporto di Brindisi, finanziata con 5 milioni di euro nella Finanziaria dello scorso anno, rispetto alla quale la nuova giunta regionale ci deve dare una risposta. Ci rendiamo conto che sussistono alcune carenze in termini di servizi, tant’è che stiamo studiando un piano parcheggi, e siamo disponibili a pianificare tutti gli interventi necessari. Inoltre, ho sempre ammesso che l’aeroporto di Bari, servendo anche Matera, copre obiettivamente un bacino più importante. Tuttavia, ravvedo atteggiamenti opinabili da parte di Aeroporti di Puglia. Faccio un esempio: al presidente Vasile ho già rappresentato che esiste un collegamento Bari-Valencia che non ha senso. Brindisi e Valencia, infatti, ospitano due importantissime basi Onu e il collegamento con la Puglia è utilizzato perlopiù da funzionari e dipendenti Onu. Ho chiesto a Vasile il motivo per il quale questo volo lo faccia partire da Bari e non da Brindisi e mi ha risposto che si sarebbe attivato. Ma da allora sono passati otto mesi e nulla è accaduto».

Rimanendo sul fronte dei trasporti, ma in questo caso locali: nel Piano di razionalizzazione delle partecipazioni c’è scritto che il Comune valuterà il mantenimento delle quote all’interno della Stp all’esito del bilancio 2025. Esiste l’ipotesi che usciate dalla società?

«Diciamo che siamo preoccupati. Avevamo fatto un ragionamento con la precedente giunta regionale sulla importanza strategica per Brindisi del trasporto via mare, ottenendo un chilometraggio maggiore su questo versante e dando la disponibilità a tagliare un po’ sul trasporto su gomma, che non è molto utilizzato anche per via di mezzi non proprio confacenti alle attuali esigenze. Ma adesso ci giungono notizie contrastanti e quindi aspettiamo di capire dalla nuova giunta regionale se è confermato l’accordo che eravamo riusciti a spuntare».

La partita delle compensazioni ambientali per l’installazione di nuovi impianti di energia rinnovabile consentirà di realizzare una grande manutenzione straordinaria della città. Per gli interventi immateriali, quali il rilancio della Fondazione Nuovo Teatro Verdi, che programmi ci sono, invece?

«Dalle compensazioni otterremo 25 milioni di euro, che saranno utilizzati per rimettere in sesto la città. Rispetto agli interventi immateriali, abbiamo ricevuto più di 8 milioni di euro dal Pon Metro Plus Città Medie, che dovranno sostanzialmente essere usati dalle Case di Quartiere, ai cui coordinatori ho proposto: una stretta correlazione con gli otto istituti scolastici comprensivi, ipotizzando iniziative extra-curriculari per il contrasto della povertà educativa; una supervisione da parte della Fondazione Nuovo Teatro Verdi, che dovrà coordinare le attività finanziate. Inoltre, confido in una maggiore generosità delle aziende che operano sul territorio».

Risanamento della Bms, smantellamento della pista ciclabile di viale Aldo Moro e riapertura della piscina di Sant’Elia: tre promesse elettorali che dovrebbero concretizzarsi e consolidarsi nel 2026. Soddisfatto? Cosa c’è in programma per il nuovo anno?

«Sul fronte Bms, si stima da maggio a dicembre un aumento della produttività diretta del 46 per cento grazie a migliori controlli e organizzazione. Dall’1 gennaio verranno introdotti anche i badge. Per il resto, nel 2026 proseguiremo con la rigenerazione urbana delle periferie, sul solco di quella progettata e finanziata per il quartiere Perrino. Attraverso le compensazioni ambientali, inseriremo nel prossimo bilancio una grande azione di rifunzionalizzazione del quartiere Sant’Elia. Sono consapevole che probabilmente non vedrò l’esito finale di tutte le iniziative che stiamo avviando, ma sono contento per aver attivato un grande processo di rigenerazione, anche culturale, della città».

Tra le promesse del centrodestra non ancora rispettate, invece, c’è lo sviluppo ricettivo della costa. A che punto è l’amministrazione con gli strumenti urbanistici?

«A gennaio, in consiglio comunale verranno discusse e definite le osservazioni all’adeguamento del Piano regolatore generale al Piano paesaggistico territoriale regionale. Inoltre, porteremo in aula l’atto d’indirizzo per il Piano urbanistico generale. Anche lo strutturale del Pug è quasi finito. Dopodiché, partiremo con il documento programmatico».

I 37 milioni provenienti dall’accordo per la coesione tra il presidente del Consiglio dei ministri e il ministro degli Affari esteri verranno utilizzati per un nuovo stadio. Sicuri non servano per la New Arena?

«Lo dico molto chiaramente: abbiamo molto riflettuto su questa ipotesi di usare i fondi per un nuovo stadio o per realizzare finalmente il palazzetto, ma giuridicamente non potevamo ipotizzare di utilizzarli in tutto o in parte per la New Arena perché al momento è in piedi una gara aggiudicata, rispetto alla quale o doveva rinunciare il concessionario o dovevo assumere una decisione impopolare, che non mi sono sentito di compiere, di revocare quella gara. Quello che posso fare è sollecitare continuamente la società affinché adempia a tutti gli obblighi previsti dalla procedura amministrativa, perché siamo già in difficoltà per il ritardo accumulato. Voglio la squadra in A1 e una grande arena: ho molto rispetto e cautela nel mettere in discussione alcune certezze. Certo, se la società mi dicesse che non ce la fa, allora si aprirebbe un’altra fase. Per ora mi sono solo preso fischi ingiusti in piazza, perché non è mia responsabilità costruire il palazzetto».

Come recuperare terreno in termini di conoscenza e formazione, ambiti nei quali Brindisi resta nelle retrovie?

«In attesa di incontrare la nuova rettrice di Unisalento, ho parlato con il direttore del Dipartimento di Ingegneria perché dobbiamo far partire corsi in inglese per garantire un’offerta internazionale: vogliamo attirare giovani dall’altra sponda dell’Adriatico. In questo modo potremo vincere la sfida del nuovo polo universitario che sta nascendo nel cuore della città. L’idea è rimettere Brindisi al centro del Mediterraneo: così combatteremo l’inverno demografico».

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