Martedì 09 Settembre 2025 | 07:31

Estorsioni ai lavoratori, autoriciclaggio e falsi: a Brindisi confiscato il patrimonio dell'imprenditore Magrì

 
Redazione online

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Estorsioni ai lavoratori, autoriciclaggio e falsi: a Brindisi sequestro da 3,5mln a due imprenditori dell'arredamento

Dopo la condanna definitiva sono scattati sigilli a ville, auto, conti correnti e quote societarie. L'azienda era fallita a ottobre 2019

Martedì 22 Luglio 2025, 09:05

12:12

Beni mobili e immobili, quote societarie, disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro, sono stati confiscati in modo definitivo, da militari della Guardia di Finanza di Brindisi, ai due coniugi cui faceva riferimento la società Magrì Arreda specializzata in arredamento.

Si tratta di Vincenzo Magrì, 72 anni e Maria Lucia Scatigna, di 52, arrestati nel 2018 e già condannati a febbraio del 2020 (con un patteggiamento a due anni e 8 mesi) per estorsione ai danni dei lavoratori, autoriciclaggio, lesioni colpose e falso. Il sequestro - secondo un comunicato della Finanza di Brindisi  - rappresenta l'epilogo della vicenda giudiziaria che ha coinvolto appunto i due, già titolari di una società con diversi punti vendita dislocati nelle province di Brindisi, Lecce, Bari, Foggia, Matera e Milano fallita a ottobre 2019.

Gli approfondimenti investigativi svolti dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brindisi sono finalizzati alla cosiddetta confisca "allargata". I finanzieri hanno eseguito indagini patrimoniali e finanziarie, assunto informazioni sommarie, acquisito ed esaminato una documentazione anche di natura bancaria, ricostruendo gli investimenti effettuati dalla coppia condannata nel corso degli anni con i proventi derivanti dalle attività illecite. E' stato rilevata, attraverso un’attività di riscontro, l'esistenza di un patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità degli stessi, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale. La confisca, eseguita dai finanzieri, ha permesso di acquisire al patrimonio dello Stato la ricchezza illecita accumulata negli anni dai due imprenditori.

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