San Pietro Vernotico, Tarantino fa scena muta durante l’interrogatorio

SAN PIETRO VERNOTICO - Ha scelto il silenzio davanti al gip, Cristian Tarantino, 36 anni, di San Pietro Vernotico, ora ristretto nel carcere di Secondigliano a fronte dell’accusa di aver diretto dalla cella un gruppo di stampo mafioso attraverso comunicazioni sui social network. Lo scopo sarebbe stato quello di organizzare intimidazioni ai danni della ex moglie e di alcuni commercianti di San Pietro Vernotico. L’interrogatorio di garanzia si è svolto in video-collegamento, con la gip Giulia Proto che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, così come chiesto dalla pm della Dda, Carmen Ruggiero. L’indagato, difeso dall’avvocato Ladislao Massari del foro di Brindisi, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Gravi indizi di colpevolezza, evidenziati nel provvedimento cautelare, sono costituiti da diverse intercettazioni ambientali che hanno permesso di ascoltare anche le video-call organizzate su Instagram da Tarantino nel periodo in cui era detenuto nel carcere di Sulmona. Alle conversazioni si aggiungono le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia che hanno descritto il profilo del 36enne, sottolineandone l’ascesa criminale. Sono leggibili, infatti, i verbali resi da Antonio Campana, Andrea Romano, Francesco Lazzaro e quelli firmati di recente da Cesare, detto Alberto Sorio. Le indagini dei carabinieri sono partite da intimidazioni a scopo estorsivo nei confronti di commercianti di San Pietro Vernotico. Azioni riconducibili, secondo l’accusa, a Tarantino come mandante. Nonostante fosse ristretto in carcere per mafia, traffico di droga ed estorsioni, con condanna definitiva a 24 anni di reclusione, avrebbe continuato ad avere rapporti all’esterno con ragazzi di sua fiducia usando un telefonino e un pc portatile con chiavetta internet. [Stef. DeCri.]