Domenica, solennità del Corpus Domini, Gesù eucaristia sarà per le strade della città non a cavallo, ma camminerà con le donne e gli uomini; esattamente in mezzo a loro. Lo si era compresso già il 1° giugno scorso, quando incontrando le famiglie dell’Arcidiocesi, l’arcivescovo Giovanni Intini, aveva affrontato il tema dei sacramenti dell’iniziazione cristiana soffermandosi soprattutto sul valore dell’Eucaristia, sacramento che praticamente accompagna ogni giorno la vita del credente.
La centralità dell’eucaristia nella vita dell’uomo... È proprio la Solennità di domenica a ribadirlo...
«La festa del Corpus Domini ribadisce la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa. Parola ed Eucaristia diventano due pilastri, che rivelano la presenza costante di Cristo nella comunità. La Parola diventa carne, cibo nell’Eucaristia, per cui noi diciamo che nell’Eucaristia, dove c’è la presenza viva e vera di Cristo, riceviamo anche la sua Parola che chiede di diventare carne nella nostra vita. Sulla centralità dell’Eucaristia non c’è da discutere: il Concilio Vaticano II l’ha presentata come “fonte e culmine della vita della Chiesa”. Praticamente questo essere fonte, fa sì che tutti i sacramenti convergano nell’Eucaristia ed essa diventa fonte che irrora anche gli altri sacramenti e la vita della Chiesa. Il legame profondo della vita cristiana con l’Eucaristia diventa anche il nutrimento per potersi impegnare nelle testimonianze di vita concreta, perché quel “la messa è finita andate in pace” non è solo il congedo dalla celebrazione liturgica, ma è l’invio missionario affinché l’Eucaristia celebrata possa diventare vita, scelta reale, testimonianza nelle situazioni concrete della vita. Per cui direi che l’Eucaristia celebrata deve diventare Eucaristia vissuta ed essa ci chiede di incarnare atteggiamenti suoi tipici: l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione come il pane eucaristico spezzato. Tutte situazioni che possono diventare situazioni di vita per noi».
E domenica, appunto, nell’unica processione obbligatoria, è Cristo che viene nella comunità degli uomini: Cristo nelle città...
«Hai detto bene: l’unica processione raccomandata dalla Chiesa, perché è una processione, quella eucaristica, che è un prolungamento della celebrazione ed è anche bella perché visibilmente, portando l’Eucaristia per le strade della nostra città, c’è questa rappresentazione liturgica di come Cristo e la Chiesa si mettano in cammino per le strade degli uomini, per intercettare la vita degli uomini per nutrirla della Parola e dell’Eucaristia. Forse l’icona potrebbe essere quella dei Discepoli di Emmaus: Gesù Cristo si è messo in cammino con loro, ha suscitato le domande, ha provato a dare risposte, ma condividendone il cammino... Alla fine, i due di Emmaus, quando Gesù sparirà proprio nel momento in cui spezzerà il pane, diranno: “ci ardeva il cuore...”. Ecco: l’unico intento di Cristo, che attraverso la Chiesa si mette in cammino con gli uomini, è quello di far tornare ad ardere il cuore di tante donne e di tanti uomini, perché possano riscoprire la passione della vita attraverso l’esperienza della fede».
Quindi Lei recherà l’ostensorio personalmente domenica per le vie della città...
«So che ci sono molte attese a Brindisi per quanto riguarda il discorso della processione con il “cavallo parato”. La processione di domenica sarà una normale processione eucaristica, come avverrà in tutti i luoghi, almeno in Italia, in questa giornata. Ho pensato di fare questa scelta, ma essa non è contro nessuno. Non è contro le tradizioni della città di Brindisi, della sua storia e della sua cultura. Sono cose che vanno rispettate; che hanno segnato particolari momenti storici della vita della città. Per molto tempo si è continuata questa tradizione in ricordo dell’evento di secoli addietro, poi ci sono stati momenti che vanno anche interpretati e che non sono sempre una coincidenza. C’è stata la caduta da cavallo di mons. Caliandro; c’è stato a marzo il furto dell’ostensorio che veniva usato per la processione... Ascoltando anche i sacerdoti, dico che anche in passato c’erano stati momenti di criticità, perché il cavallo, per quanto si possa addestrare, viene sempre infastidito dalle persone che camminano al fianco, dai canti, dalle letture... E si tratta poi di girare in città, con il camminare del cavallo anche lento che non è l’ideale... Ci sono anche questi segni che vanno interpretati e che magari ci dicono che in questo momento non è più il caso di insistere su tali aspetti. Ma ripeto: non disprezzando, non volendo cancellare o rinnegare nulla... C’è stato un tempo in cui le cose andavano, così; oggi, penso che nel rinnovamento generale che ci deve essere anche per la comunità cristiana, sia necessario una maggiore sobrietà, una maggiore essenzialità, senza aspetti più o meno folkloristici, che possano attirare l’attenzione o che possano distrarre, per cui penso che sia il momento di poter offrire a tutta la città una testimonianza di fede, così come si fa in ogni luogo. Una testimonianza che porta l’Eucaristia nelle strade degli uomini e chi si sente attirato da questa pensa di mettersi in cammino».
Insomma, l’«attirerò tutti a me» è centrato sull’ostia consacrata...
«Sì, è sulla particola l’attenzione; sull’Eucaristia. È vero: ci sono a volte, nel nostro modo di esprimere la fede, delle situazioni che forse possono anche distrarre... Non voglio mettere sul banco degli imputati nessuna tradizione o modi di fare. Dico che in questa stagione storica e culturale dobbiamo guardare all’essenziale, non dobbiamo voler togliere o annullare, ma correggere le cose perché possano offrire il loro messaggio vero».