FRANCAVILLA FONTANA - Torna la bufera sulla Regione Puglia e sulla Asl di Brindisi per la chiusura già da qualche mese del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale «Camberlingo» di Francavilla Fontana, dopo che l’altra sera una donna francavillese ha dovuto partorire in auto, durante la corsa a tutta velocità verso l’ospedale di Taranto.
«Sul reparto di ginecologia del Camberlingo di Francavilla Fontana basta con le imposture e gli impostori si cospargano il capo di cenere», afferma il presidente della Prima Commissione regionale Bilancio Fabiano Amati (Azione) che rincara la dose anche in merito alle date di riapertura del reparto indicate al momento di quella che la Asl definì una «chiusura temporanea»: «Non si potrà aprire al più presto, così come avevo preannunciato dicendo la verità, perché - spiega Amati - troppi sono i problemi organizzativi accumulati nel tempo, anche per disinteresse. Ed è per questo che non bisogna illudere la gente e applicare un piano di emergenza conosciuto dai cittadini».
E poi gli impietosi numeri che fotografano la situazione: «A Francavilla attualmente risultano in servizio 7 medici, ma solo 5 possono turnare per notti e reperibilità. Un numero ovviamente insufficiente per garantire il servizio. Tale situazione - dice Amati - non è piovuta dal cielo: il reparto di Francavilla ha perso due ginecologici, dimessisi dal lavoro dopo aver vinto un concorso in altra Asl pugliese. Prima stranezza: in Puglia la rete d’assistenza ospedaliera è regionale ma ogni Asl fa concorsi come se fossero piccole repubbliche, con conseguente sottrazione reciproca di personale. Prima soluzione: i concorsi dovrebbero essere unici regionali. Per supplire a questa carenza, il reparto dell’ospedale Perrino ha dato disponibilità all’applicazione di 2 ginecologici, oggi ridotti a 1 per l’emergere di carenze anche al Perrino, per cui l’organico a 7 unità - di cui 2 esonerati da turni e reperibilità - è tale per l’applicazione di un ginecologo del Perrino. Seconda stranezza: nell’ambito del federalismo concorsuale tra le varie Asl pugliesi, anche il reparto del Perrino sta perdendo due medici, per cui tra non molto anche lì non si potranno garantire le condizioni di sicurezza. Non c’è la possibilità di disporre provvedimenti per prestazioni aggiuntive, perché è vietato per i medici in extramoenia, come lo sono (ed è un loro diritto) la maggior parte dei ginecologici. È molto complicato - scrive Amati - attribuire l’incarico, sia pur a tempo parziale, ai medici del territorio, così come abbiamo sperimentato di recente per il reparto grandi ustionati. E qui la terza stranezza: suddividere le funzioni tra ospedale e territorio, senza possibilità di continua intercambiabilità, rappresenta sia un problema organizzativo in casi come questi, che una minore possibilità di tenere sempre aggiornato il patrimonio d’esperienza professionale».
Infine un aspetto tecnico-organizzativo di cui si parla poco: «C’è un eclatante surplus di punti nascita in Puglia, spesso - spiega Amati - per motivi campanilistici, sia con riferimento ai dati demografici e sia con riferimento al rispetto delle linee guida in materia di numero minimo di parti annui e sia per la carenza della necessaria unità di terapia intensiva neonatale». Da ciò «l’impossibilità di garantire la massima sicurezza; l’impossibilità di gestire con efficienza il personale a disposizione in tutte le Asl; l’esorbitanza dei costi a fronte della minore sicurezza, considerato spiega Amati - che un reparto di ostetricia e ginecologia con un modulo da venti posti letto fa registrare oneri per circa tre milioni annui. In pratica, spendiamo soldi senza ricevere né servizio né sicurezza. Alla luce di tutto questo - conclude il consigliere regionale - c’è il bisogno di fare scelte chiare e risolute, senza produrre illusioni, perché non è giusto illudere le persone e fabbricare imposture».
Sullo stesso tema nelle scorse ore è intervenuto anche il consigliere regionale di Forza Italia, Massimiliano Di Cuia, ricordando che, dopo l’episodio della donna costretta a partorire in auto, «il commissario regionale di Forza Italia, on. Mauro D’Attis, ha depositato un’interrogazione al Ministro della Salute: ma la Giunta pugliese non può continuare a trincerarsi dietro il muro del silenzio. Quanto accaduto è gravissimo e la donna ha corso enormi rischi per la sua salute e per quella del bambino. Per fortuna è andato tutto bene, ma la responsabilità politica di chi governa la Regione è elevatissima. Per questo, presenterò un’interrogazione diretta al presidente Emiliano e all’assessore Palese: vogliamo capire quale direzione stia prendendo la sanità pugliese».