BRINDISI - Pagine piene di foto. Non solo uomini, anche donne: solo primi piani e nessun nome. Il collaboratore di giustizia di Brindisi, Andrea Romano, ne ha viste 356, tutte raccolte nell’album che la Polizia giudiziaria gli ha mostrato in occasione di due interrogatori avvenuti davanti ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Ha consegnato nomi, cognomi, «alias» e ruoli. Per ciascun «testoncino» il pentito ha riferito tutto quello di cui ha detto di essere a conoscenza, direttamente o de relato, e per molti di quei volti ha indicato il periodo di «affiliazione» alla Sacra corona unita ed il relativo grado rivestito in seno alla Sacra corona unita (quartino, vangelo o promesso).
Non si sarebbe limitato al gruppo di cui ha ammesso di aver avuto le redini fino al momento in cui ha deciso di passare dalla parte dello Stato, avviando il percorso della collaborazione inizialmente come «dichiarante», il 18 dicembre 2020. All’epoca era detenuto nel carcere di Saluzzo. Avrebbe chiamato in causa anche altri di cui avrebbe avuto conoscenza per via di «affari» conclusi assieme, dalla droga alle estorsioni.
I verbali di «individuazione fotografica» risalgono all’8 e al 15 giugno 2021 e sono stati depositati agli atti del processo scaturito dall’inchiesta Synedrium della Dda salentina, nell’ambito della quale al brindisino ora collaboratore è stata contestata, per la prima volta, l’accusa di associazione mafiosa. È in questo troncone che il brindisino Andrea Romano, 37 anni, compare come pentito...
