TRINITAPOLI - Una maratona per la ricerca. Mimmo di Biase di Trinitapoli, padre di un ragazzo, Michele, affetto dal diabete di tipo 1, malattia autoimmune che colpisce prevalentemente bambini e ragazzi, parteciperà a Venezia, il 27 ottobre, alla 38esima edizione di «Venice Marathon», su invito della Fondazione Italiana Diabete che ha premiato i migliori venti progetti presentati donando un pettorale per la partecipazione alla gara.
Di Biase si è classificato al primo posto con «Gambe e Cuore – Sostieni la ricerca», avendo raccolto la somma di 4.795 euro. L’obiettivo è finanziare, attraverso la partecipazione all’importante manifestazione, la ricerca scientifica e clinica, in collegamento con le università, per trovare una cura definitiva al diabete 1 in quanto, ad oggi, non vi è possibilità di guarigione. Nei pazienti con tale patologia cronica (che coinvolge oltre mezzo milione di piccoli e giovani), il pancreas produce insulina insufficiente, con il risultato di una distruzione autoimmune delle cellule delle isole pancreatiche che producono insulina, comportando l’assunzione di tale sostanza per tutta la vita.
L’intera somma raccolta sarà devoluta per la realizzazione di un progetto di ricerca nell’ambito del trapianto di isole o cellule staminali o per la prevenzione della malattia.
Con 25mila euro, infatti, si potrà finanziare il lavoro di un giovane ricercatore per un anno. Pertanto, la Federazione Italiana Diabete ha deciso di prendere parte alla «Venice Marathon», di 10 km, che presenta uno dei percorsi più suggestivi al mondo, poiché permette di attraversare le calli di Venezia vivendo il fascino di un abbraccio virtuale con arte, storia e cultura. «Mi sono preparato a correre la Venice Marathon con la Fondazione Italiana Diabete – afferma Mimmo di Biase - per sostenere la ricerca e trovare, quanto prima, una cura per questa malattia che colpisce tanti bambini nel mondo. La vita della mia famiglia - aggiunge - è cambiata all’improvviso quando a mio figlio Michele è stato diagnosticato il diabete di tipo 1. Un fulmine a ciel sereno che ha stravolto i nostri equilibri. Perciò, ogni donazione rappresenta un passo avanti verso un futuro senza più paure e limitazioni. Immagino un mondo dove Michele possa mangiare una fetta di torta senza preoccuparsi delle conseguenze e dove i genitori non debbano più temere per la salute dei loro figli. Questo è l’obiettivo da raggiungere. E combatterò con tutte le forze pur di realizzarlo».