TRANI - Rinviati a giudizio per concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico: dovranno risponderne il sindaco, Amedeo Bottaro, il responsabile dell’avvocatura comunale, Michele Capurso, e l’ex dirigente del settore patrimonio, Giovanni Didonna. Il quarto imputato nel processo è il rappresentante legale della società Lampare Sas, Antonio del Curatolo, che risponde del concorso esterno in abuso d’ufficio e, con il solo Didonna, di concorso in abuso d’ufficio per il prolungamento dell’utilizzo commerciale dell’immobile comunale denominato «Fortino di Sant’Antuono».
Assolti all’esito del rito abbreviato, dalle analoghe accuse di concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico, gli ex assessori dell’epoca Debora Ciliento e Grazia Distaso (difese agli avvocati Domenico e Fabrizio Di Terlizzi), Raffaella Bologna, Giovanni Capone e Luca Lignola (difesi dall’avvocato Antonio Florio). Quest’ultimo è anche il legale dell’ingegner Didonna, mentre sindaco e avvocato comunale sono difesi da Bepi Maralfa e del Curatolo da Pina Chiarello.
LA CAUSA Oggetto di causa la delibera di giunta, approvata il 6 settembre 2016, con cui si stabiliva di attivare il recupero dei crediti vantati presso la società «Le lampare», da parte del Comune, per canoni non pagati relativamente alla locazione del bene. La somma da pagare veniva fissata in 191.000 euro, comprensivi degli interessi legali, ma escludendo dal debito della società concessionaria 60.000 euro, mediante compensazione con i canoni di concessione dovuti, poiché a tanto ammontava l’importo dei lavori demolizione e ricostruzione del solaio, eseguiti dalla società sull’immobile di proprietà del Comune. E sono proprio quei 60.000 euro la somma intorno alla quale ruota quasi interamente l’oggetto del contendere.
Del Curatolo, inizialmente non indagato, lo diventava in un successivo momento perché, secondo l’accusa, «ometteva di informare il Comune di avere ottenuto dal Ministero per i beni e le attività culturali un contributo per lavori e forniture tra l’altro di stretto carattere restaurativo e conservativo. Da questo erano stati ritenuti non ammissibili tutti i lavori eseguiti sul corpo addossato all’ex chiesa, oggi adibita a cucina ed al centro dell’indagine.
Nelle precedenti udienze preliminari Capurso e Didonna avevano chiesto di farsi interrogare in merito ai pareri rispettivamente rilasciati, rivendicando il merito di avere posto il Comune di Trani nelle condizioni di regolarizzare il rapporto di locazione con il concessionario, giungendo alla definizione di una transazione grazie alla quale oggi il ristoratore non ha più alcuna pendenza economica con l’ente.
E quei 60mila furono scomputati dal debito del concessionario poiché il commerciante aveva già preso possesso del bene, non conosceva la criticità dello stato dei luoghi (Palazzo di città non gliel’aveva comunicata) ed allora si fece carico di quella spesa che però doveva essere a carico dell’ente, in quanto manutenzione straordinaria.
Tutto questo non è bastato per evitare che il pubblico ministero, Francesco Aiello, chiedesse ed ottenesse il rinvio a giudizio dei quattro imputati dinanzi al collegio che sarà presieduto dal dottor Luca Buonvino. La prima udienza è stata fissata l’8 maggio.