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Trani, un tiro al pallone dietro le sbarre: e i detenuti diventano allenatori di calcio

 
Redazione online

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Carcere di Trani

Al via a Trani «Alleniamoci alla speranza», per il reinserimento sociale dei detenuti. Consentirà agli adulti reclusi di conseguire il patentino da allenatore. E ai minorenni di indossare calzoncini e scarpini per correre su e giù dietro al pallone

Venerdì 21 Aprile 2023, 17:36

TRANI - Un progetto pilota che usa il calcio, le sue regole e i suoi ruoli per allenare alla speranza di un futuro nella legalità. Può essere sintetizzata così l'iniziativa presentata oggi nel carcere maschile di Trani destinata al reinserimento sociale dei detenuti e chiamata proprio «Alleniamoci alla speranza». Due i cardini del progetto. Il primo: consentire agli adulti reclusi negli istituti di pena di conseguire il patentino da allenatore. Il secondo invece, riguarda i minorenni che potranno indossare calzoncini e scarpini per correre su e giù dietro al pallone. Si tratta di un'iniziativa - della durata di un anno - che coinvolge le carceri di Paola (Cosenza), Trani e Bergamo e le strutture per minori di Bari, Roma e Firenze.

«Pensiamo che il progetto possa essere utile nella formazione e a dare una mano a chi è in difficoltà», spiega Renzo Ulivieri presidente dell’associazione italiana allenatori calcio e con un passato sulle panchine di squadre come Bologna e Napoli. «I detenuti seguiranno il corso che permetterà di acquisire il titolo di allenatore per poter allenare nel mondo dilettantistico», chiarisce Ulivieri evidenziando che le strutture carcerarie metteranno a disposizione «campi e aule, oltre a chi dovrà frequentare lezioni e allenamenti». 

«Nel progetto c'è l’impegno dell’associazione allenatori, della Federazione italiano gioco calcio e della Lega dilettanti che si è impegnata a dare una mano per poter trovare un lavoro» anche "come allenatore in seconda, tanto per cominciare», continua il presidente. L’iniziativa è stata possibile con la collaborazione di Bruna Piarulli, dirigente penitenziario e direttrice dell’Udepe Lecce. «Il progetto rientra nell’ottica della legalità e nell’abbattimento della recidiva», puntualizza Piarulli.

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