BARLETTA - Storia di ordinaria follia sanitaria in Puglia: un'80enne dopo aver fatto delle analisi è stata costretta a portare le provette in autonomia dall'ospedale di Barletta a quello di Andria. Il tutto impacchettato in un guanto in lattice. È la denuncia che la figlia dell'anziana paziente, Marianna Lorusso, racconta alla Gazzetta del Mezzogiorno: «Mia madre, 80 anni, prenota una gastroscopia all'ospedale di Barletta. Fin qui tutto nella norma solo che alla fine dell'esame le consegnano 4 provette in un guanto con i liquidi prelevati (di cui vi allego una foto) ed è allora che i sanitari ci dicono di portarle all'ospedale di Andria dove verranno esaminate in laboratorio», racconta la donna. «Al momento, è vero, l'ospedale di Barletta effettua solo la gastroscopia ma non l'analisi degli esami. Alle nostre rimostranze i sanitari ci hanno risposto che questa è la prassi e che possiamo consegnare le provette entro 3 giorni, spiegandoci, tra l'altro, che non serve conservarle in un ambiente protetto».
«Il giorno dopo - continua la donna - andiamo all'ospedale di Andria e lì ci dicono di andare prima nella sede del Cup (che non si trova nella stessa struttura) e dopo aver pagato il ticket (35 euro per la gastroscopia a Barletta e 35 euro per i risultati delle analisi) ritorniamo in ospedale e consegniamo finalmente queste provette». «Ora, mi chiedo e vi chiedo, è normale una procedura del genere? Esattamente cosa pagano i contribuenti con le loro tasse?», tuona la donna.
«Per non parlare del fatto che in questo caso c'ero io ad aiutare mia madre, ma tendenzialmente una persona anziana che non ha nessuno a cui affidarsi, che deve fare? Come deve muoversi?». Una serie di domande lecite che al momento non trovano ancora risposta.