BARLETTA - Serena Piazzolla, 28enne di Margherita di Savoia, è una giovane e bella donna che trasmette positività. Il suo orizzonte è oltre. Grazie ai suoi studi e agli insegnamenti di mamma Anna e papà Rino, da anni, vive e lavora all’estero. In Italia, almeno per il momento, non c’è nulla per lei. Studi al liceo «Staffa» di Trinitapoli, università a San Marino, poi Cork in Irlanda e da cinque anni a Londra. Serena, convinta sostenitrice del sogno europeo e «assolutamente contraria alla scellerata decisione della Brexit» racconta il suo percorso alla Gazzetta.
Che ruolo svolgi nel tuo lavoro?
«Lavoro per una compagnia francese chiamata Vestiaire Collective. È una famosa piattaforma online dedicata alla vendita e all'acquisto di articoli di lusso di seconda mano che vengono autentificati e controllati prima della spedizione. L'idea è basata sul principio della sostenibilitá, moda circolare e lotta alla contraffazione. Il mio ruolo è Noe (North of Europe) Vip Manager and Team Leader. Sono a capo di 5 ragazze nel dipartimento Vip di Inghilterra, Irlanda e Paesi Bassi. Mi occupo della parte vendita. Devo mantenere relazioni con clienti ricchi e famosi che non usano il 60% del loro guardaroba e decidono di vendere i prodotti non usati sul nostro sito. Stiamo parlando di articoli come borse di Hermes, Chanel o orologi Rolex, Cartier. Inoltre, organizzo eventi e altre attivitá per reclutare nuovi clienti. La parte meno divertente del mio lavoro ma forse la piú interessante riguarda le analisi di mercato per capire come far crescere il dipartimento e come raggiungere i target aziendali».
Come si svolge una giornata tipo (se esiste)?
«Ogni giorno è diverso. Ma ci sono tre giornate tipo. Opzione 1: intensa giornata d'ufficio dove sono coinvolta in meetings con il mio team e con quello internazionale durante la mattina. Nel pomeriggio relazioni con le clienti e valuto il loro articoli da vendere. (2 la più divertente): collezioni personali con le clienti. In questo caso mi reco con una collega a casa della cliente, lei ci apre le porte del suo armadio e noi scegliamo i pezzi da vendere in base al mercato e ai trend del momento. (3) Fuori ufficio per eventi e questo mi puó impegnare anche i weekend».
Come sei arrivata questa occupazione?
«La fortuna di cercare lavoro a Londra è che vieni scelta non solo per il tuo curriculum ma anche e forse soprattutto per la tua personalità. Quando ho fatto il colloquio avevo zero esperienza nella moda. Ma tantissima voglia di imparare. Il mio capo mi ha scelta, per la mia forza di volontà e per la tenacia. Mai lavorato un minuto extra senza essere ricompensata, non mi sono mai sentita l'inesperta e l'ultima ruota del carro. Siamo 15 ragazze nell'ufficio di Londra, tutte amiche e ci divertiamo un sacco. L' unica competizione che esiste è prettamente formativa, nessuno fa sgambetti a nessuno quindi è molto facile crescere e ricoprire ruoli sempre più alti».
Quali studi hai compiuto?
«Liceo Staffa e Trinitapoli e studi all’Industrial Design (Iuav Università di Venezia) a San Marino. Gli anni più belli. Porto con me tantissimi bei ricordi e perciò evito di tornare sul monte per evitare pianti nostalgici. La mia laurea non ha nulla a che vedere con la moda ma mi ha formata tanto sulla cultura degli oggetti. È stato come studiare la storia partendo dalle case e dalla quotidianità della gente».
Quanto è stato duro transitare dal mondo dello studio a quello del lavoro?
«Fortunatamente il mio percorso universitario era anche molto pratico. Ho dovuto affrontare problematiche concrete e trovarne soluzioni in poco tempo. Per esempio, ricordo che all'ultimo ero impegnata nella costruzione di un robot (elementare) per un importante esame finale e la notte prima il mio progetto aveva magicamente smesso di funzionare. Il risultato fu una notte insonne, tante ansie e la ricerca disperata di un cacciavite per smontare tutto e ricominciare da zero. Questo tipo di situazione mi ha preparata al mondo del lavoro, a lavorare in gruppo rispettando le idee altrui e a farmi le ossa».
Come ti trovi all'estero?
«Molto, molto, molto bene. È importante avere la mente aperta quando si vive all'estero. Non si puó pretendere di andare via e lamentarsi delle differenze tra un paese e l'atro. Credo sia necessario tuffarsi in pieno nella nuova cultura. Io ho cercato sempre di avere amicizie inglesi e straniere perché è l'unico modo per trasformare quello che si crede essere diversità in familiarità. Ormai io capisco le loro battute, conosco sempre più i loro usi e costumi e questo succede semplicemente perché non giudico e non vanto la mia cultura essere la migliore in assoluto. C'e sempre un equilibrio. Detto ció, è sempre difficile passare le domeniche a casa da sola quando mamma, papà, zia, nonna e i cugini sono riuniti a tavola e ti mandano foto. Ma alla fine, io apprezzo tutto e forse anche di più proprio perché non vivo a casa con loro. Quando torno in Puglia sento l'odore del mare e la ventata del caldo mi emozionano. Vivere all'estero ti fa apprezzare la semplicità, ti fa vivere i rapporti familiari con piú calma e diplomazia. Casa è casa anche se sei felice fuori».
Ti senti un cervello all'estero?
«Anche ma sopratutto una coraggiosa all'estero. Quello che differenzia me da tanti altri ragazzi della mia età che aspirano a qualcosa di diverso è semplicemente la forza di volontà. Ma devo anche ammettere che il mio cervello è sicuramente molto piú apprezzato e stimolato in questo paese. Le opportunità di crescita datemi quando avevo solo 24 anni mi lasciano ancora senza parole. Non c'è "nonnismo" ma solo meritocrazia, qui più fai più conquisti».
Consigli a chi volesse imitare il tuo percorso?
«Abbatti il muro della paura e immergiti nella nuova cultura. Quello che spaventa all'inizio sarà la tua forza motrice durante il percorso e metro di giudizio per ogni situazione sconveniente in cui ti troverai. Le mie paure iniziali si sono trasformate in aneddoti divertenti. Sono nostalgica e sensibile, piango e mi emoziono per tutto ma nonostante questo io sono qui.. lontana, felice e fiera di me».
Progetti per il futuro?
«Continuare a crescere senza mai staccare i piedi da terra. Credo molto nell'azienda per cui lavoro, ne sono appassionata e questa è una carta vincente».