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Paolo Pinnelli
13 Novembre 2018
BARLETTA - Parola d’ordine: recuperare il faro napoleonico. Le prospettive di salvaguardia del faro di epoca napoleonica del porto di Barletta sono state al centro di un incontro a Palazzo di città al quale hanno partecipato, con il sindaco Cosimo Cannito, il direttore regionale per la Puglia e Basilicata dell’Agenzia del Demanio, Vincenzo Capobianco, il senatore Dario Damiani, membro della V Commissione Permanente Bilancio, e l’assessore comunale alle Manutenzioni, Lucia Ricatti.
Tutto ha preso il via dalla recente tappa barlettana dell’associazione culturale «Donne in corriera» presieduta da Gabriella Caruso. Il folto gruppo di appassionate di beni culturali, nella visita al faro di Barletta ne avevano sottolineato la grande importanza ma al tempo stesso lo stato di degrado in cui versa quello che è ormai un monumento.
Da qui la necessità di spingere i soggetti istituzionali coinvolti nella sua gestione, a programmare le più efficaci opportunità di messa in sicurezza e recupero della struttura ottocentesca, simbolo dello scalo portuale cittadino e del borgo marinaro.
Nell’incontro è stata ipotizzata una sinergia istituzionale che, attraverso contatti da avviare innanzitutto con le competenti strutture del Ministero della Difesa, proprietario dell’immobile, consenta l’individuazione delle misure più adeguate ai futuri scenari gestionali, in merito ai quali dovrà essere prioritariamente considerato l’accesso alle risorse necessarie per fronteggiare gli interventi di ristrutturazione.
Il sindaco Mino Cannito, ringraziando il direttore Capobianco e il senatore Damiani per l’attenzione prestata alla richiesta dell’Amministrazione e alle sensibilizzazioni manifestate sull’argomento dalle realtà associative locali, ha auspicato che «il confronto prossimo a instaurarsi con gli interlocutori preposti possa approdare, in tempi celeri, alle più idonee soluzioni operative che restituiscano il suggestivo monumento alla pubblica fruibilità, nel solco delle attività di tutela e valorizzazione storico/culturale della tradizione marinara cittadina».
Il «faro» è da tempo un monumento, dopo aver indicato la costa ai marinai dal 1807, quando fu costruito, al 1959 quando andò in pensione.
È un autentico e raro simbolo della farologia: per produrre luce veniva alimentato manualmente, e, sempre manualmente, il farista doveva caricare, ogni 4 o 5 ore, il meccanismo rotante ad orologeria che faceva girare la lanterna, oppure passare la notte a vegliare durante qualche tempesta.
È la testimonianze di un'epoca passata che non tornerà più, e che merita di essere recuperato e restituito alla città e ai turisti.
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