Un lungo week end di campionamenti per verificare, ancora una volta, la qualità dell’acqua del Basento. È quello appena iniziato, con i controlli di Asp e Arpab, ieri, alla vasca di raccolta del Camastrino dove confluisce solo l’acqua del fiume (mentre quella della diga a causa del fango non è più potabilizzabile) ed oggi presso il potabilizzatore di Masseria Romaniello. La crisi idrica continua a mordere nei 29 comuni del Potentino serviti dallo schema idrico “Basento – Camastra” e con essa continuano anche i timori, la ricerca di responsabilità e le tensioni rispetto ad una emergenza che non ha precedenti in Basilicata. E che non è imputabile alla sole poche piogge. Perché – a causa del mancato collaudo della diga che non consente di superare i 9 milioni di metri cubi invasati – già il passato si era sfiorata la crisi. Come è stato confermato nell’audizione in Terza Commissione consiliare regionale dall’amministratore unico dell’Egrib, Canio Santarsiero.
“Le operazioni di svuotamento dell’invaso tendano a mantenere il volume netto dell’acqua invasata al di sotto degli 8-9 milioni di metri cubi” sottolinea Santarsiero che dopo aver evidenziato che si tratta di un’opera “mai stata del tutto collaudata per questo è stata disposta una regolazione inferiore alla capacità di invaso”, nella sua analisi, ricorda anche come “nel gennaio 2023, ben 12 milioni di metri cubi di acqua siano stati rilasciati in meno di 15 giorni per riportare i volumi invasati” che erano arrivati “a 18 milioni di metri cubi, al livello di circa 8 milioni di metri cubi”. Ma se, oggi, quei quantitativi rilasciati avrebbero rappresentato una àncora di salvezza, è altrettanto vero che gli svuotamenti si ripetono da tempo (ci sono stati nel 2019 e nel 2021) mentre nel 2020 la crisi idrica venne sfiorata perché, a novembre, l’invaso arrivò ad un nuovo minimo che solo le piogge consentirono di recuperare.
Ora, però, le piogge in Basilicata non arrivano, né sembrano essere previste nei prossimi giorni. E la crisi morde. Per l’amministratore dell’Egrib, però, “siamo in presenza di una soglia ai volumi invasabili, del tutto insufficiente, come si è visto, a garantire che l’invaso risponda alla ragione stessa per cui è stato costruito e cioè garantire il pieno soddisfacimento delle necessità dei comuni serviti anche in periodi - almeno 2 anni- di grave carenza di piogge”. Serve intervenire subito, dunque. Servono programmi nella gestione per evitare che a tali crisi i lucani siano “esposti anche per gli anni a venire”. E tra gli interventi sollecitati ci sono anche quelli evidenziati dagli amministratori dei 29 comuni dello schema idrico – che oltre a volere certezze sui processi di potabilizzazione e sulle certificazioni dell’acqua – chiedono di rimuovere detriti di diversa natura “emersi” nella diga ormai quasi a secco. Sollecitazione che il commissario Bardi chiederà ufficialmente ad Acque del Sud, gestore degli invasi e la cui risposta potrebbe arrivare già nelle prossime settimane considerato che il presidente del CdA dell’ente, Luigi Decollanz, sarà audito nella prossima riunione della Terza Commissione. Intanto, mentre proseguono i controlli per definire la potabilità dell’acqua del Basento (il certificato di potabilità o meno arriverà domenica) restano i dubbi di Comitati e associazioni. “Per noi permangono le preoccupazioni” fanno sapere dal Comitato acqua pubblica che terrà sabato una nuova assemblea. Intanto, l’Amministrazione comunale di Potenza si è impegnata a richiedere soluzioni concrete e ristori per le attività commerciali in difficoltà.