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Basilicata, mancano le braccia per l’agricoltura e serve manodopera anche nell'edilizia

 
ANTONELLA INCISO

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ANTONELLA INCISO

Basilicata, mancano le braccia per l’agricoltura e serve manodopera anche nell'edilizia

In molti casi a soccorrere le aziende ci sono gli immigrati. Per il Decreto Flussi le quote 2024 toccano le 151mila unità. In Basilicata la quota si riduce a 255

Venerdì 23 Febbraio 2024, 14:25

Dall’agricoltura all’edilizia la richiesta è sempre la stessa: serve manodopera. La marcia dei trattori lo ha confermato, anche in Basilicata tra le criticità del comparto agricolo c’è quella della carenza di personale. In molti casi a soccorrere le aziende ci sono gli immigrati. Secondo quanto previsto con il Decreto Flussi le quote autorizzate per il 2024 toccano le 151mila unità. In Basilicata la quota, però, si riduce a qualche centinaio di immigrati, precisamente 255, rispetto ad un fabbisogno che solo in agricoltura nel pieno della stagione di grande raccolta (pomodoro, uva e olive) sfiora le 10mila unità. Cifra a cui si aggiungono richieste in edilizia per altre 5mila unità e nei servizi alberghieri e di ristorazione di almeno 4mila unità.

Un problema che pesa ancor di più, ora, se si considera che il “click day, il giorno per la presentazione delle domande per far entrare e assumere in Italia lavoratori extra Unione Europea - previsto a febbraio, è stato rinviato di un mese. Le nuove date comunicate dal Ministero dell’Interno sono il 12, 21 ed il 25 marzo. Un altro mese di attesa, dunque, per aprire all’ingresso delle 255 unità previste: 150 a Potenza e 105 a Matera. E questo a fronte di migliaia di domande, se si considera che nel “click day” dello scorso dicembre le domande presentate sono state circa 6mila: precisamente 4 mila dal Materano dove è più forte la richiesta di lavoratori agricoli e stagionali e 2mila dal Potentino.

Insomma, numeri importanti e un rinvio che preoccupa non poco gli imprenditori lucani titubanti anche per l’esperienza della prenotazione considerato che – come loro stessi raccontano - non si fa in tempo in poche ore ad entrare nella piattaforma web che i posti disponibili sono già esauriti. Il tutto, poi, con una burocrazia complicata. Come conferma il presidente della Camera di Commercio ItalAfrica, Alfredo Cestari, che, dal 2004, si occupa dei problemi dei Paesi Africani e delle imprese italiane che lavorano negli stessi Paesi. «La burocrazia non manca. un’impresa per presentare la candidatura deve verificare la disponibilità dei lavoratori con uguali professionalità presso i centri per impiego e inoltre deve fornire la documentazione sulla sua capacità reddituale a un professionista per rilasciare una dichiarazione di asseverazione finale - commenta Cestari - Il tutto poi si gioca in pochi istanti, perché se il click day scatta alle ore 9, pochi minuti dopo i posti sono tutti esauriti. Una soluzione più rapida potrebbe essere far entrare lavoratori già formati attraverso processi di formazione all’estero».

Formazione in loco, dunque. Formazione soprattutto di manodopera giovanile che le imprese italiane presenti nei Paesi africani potrebbero fare. «Le numerose aziende che si rivolgono a ItalAfrica ne hanno assoluto bisogno e sono disponibili a organizzare stages aziendali, formazione in loco. È nostra convinzione - aggiunge Cestari - che dobbiamo aiutare i Paesi africani aiutando le nostre imprese a perseguire con più coraggio l’internazionalizzazione e gli investimenti».

Questo si può fare con progetti concreti che diano risposte alle maggiori necessità delle nazioni africane consentendo di accrescere il “made in Italy”. E per dare forza al suo ragionamento il presidente Cestari cita la storia dell’impresa di esportazione di cacao del vice presidente di “ItalAfrica” Fabio Ottonello da più di 30 anni in Congo. «Possiamo testimoniare - dice - che in Congo abbiamo una buona manodopera che noi stessi provvediamo a formare e che può risultare utile anche alle imprese italiane che lamentano la difficile reperibilità di particolari figure professionali. Diventa questa una risposta efficace al fenomeno della fuga sui barconi verso l’Italia e dell’immigrazione clandestina».

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