Più che una protesta è la presa d’atto che, conti alla mano, nessuno può andare avanti in queste condizioni. Da ieri sospese tutte le prestazioni (circa 300mila) negli ambulatori privati sanitari convenzionati. Il blocco - che rischia di riverberarsi negativamente sulla liste d’attesa - non ha una scadenza vera e propria, ma si guarda all’11 gennaio quando ci sarà un tavolo alla Regione per fare il punto della situazione. Nel ritenere la convocazione dell’incontro «tardiva» rispetto alle denunce più volte sottolineate dagli operatori del settore, non ultima quella del 14 dicembre scorso, gli ambulatori hanno deciso di nominare un unico portavoce che parteciperà al vertice dell’11 per dimostrare anche la coesione che c’è tra tutte le strutture private. Si tratta di Michele Cannizzaro, presidente di Cicas, già direttore generale del San Carlo di Potenza. Ricordiamo che la vicenda riguarda circa sessanta ambulatori disseminati su tutto il territorio lucano. Mancherebbero all’appello i fondi per saldare le prestazioni dell’ultimo trimestre (circa quattro milioni di euro), ma le sei sigle che rappresentano il comparto e che hanno trovato, nelle difficoltà comuni, lo spunto per fare corpo unico e dimostrare compattezza, rivendicano per il futuro anche una migliore organizzazione dei criteri di assegnazione delle risorse.
«Quello che sta accadendo, caso unico tra le regioni italiane - tuona Michele Cataldi dell’Unità di crisi sanitaria - è senza precedenti ed è la conseguenza delle scellerate scelte della Regione Basilicata. Il problema è di insostenibilità economica: non è tecnicamente e concretamente possibile esercitare un’attività senza la normale remunerazione». Lo scenario è diventato spettrale: strutture sanitarie completamente vuote e i collaboratori a casa, con le ferie da consumare sperando di non arrivare alla soglia del licenziamento.
Negli ultimi tre mesi del 2022 le strutture accreditate hanno erogato prestazioni specialistiche per il servizio pubblico che non sono state pagate. «Già questo ha comportato un grande danno alla stabilità delle aziende. Inoltre - spiegano gli operatori del comparto - per il 2023, non c’è traccia di alcun genere di programmazione e il rischio di ritrovarsi nella stessa situazione, se non peggiore, non è più un rischio, ad oggi è una certezza».
Nel frattempo continua la campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica a cui si chiede di scendere in campo per far sentire le propria voce. Dopotutto, la questione riguarda da vicino i cittadini e il loro diritto alla salute. In diversi comuni sono comparsi manifesti con frasi che racchiudono il senso della crisi: «Stop alle cure, non c’è vita senza salute». Slogan riportati su 554mila volantini recapitati nelle buche delle lettere delle case dei lucani e che riecheggiano anche sui social. Ai cittadini, infine, viene chiesto di mandare un messaggio al numero 351.9749257 per esprimere la propria opinione su questa vicenda. Messaggio che sarà inoltrato al presidente Bardi.