Non inizia sotto una buona stella il nuovo servizio mensa per i dipendenti dello stabilimento Bosch alla Zona industriale di Bari. Il nuovo gestore del servizio ha deciso di non garantire tutti i 26 livelli occupazionali, lasciando così in mezzo a una strada i dipendenti. Di conseguenza le segreterie dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno proclamato una giornata di sciopero di tutti i lavoratori che l’azienda di ristorazione vincitrice dell’appalto, la Compass Group Italia, si rifiuta di assumere.
Una doccia fredda per quei dipendenti che fino a mercoledì potranno contare su uno stipendio, mentre dal giorno successivo sono senza destino.
A certificare il mancato accordo, che ha originato questa grave situazione, il verbale siglato all’ufficio vertenze collettive della Città metropolitana dal rappresentante della Compass, multinazionale della ristorazione subentrata nel servizio mensa.
Ecco come si è sviluppata la vicenda. Come accade in questi casi, quando vi è un passaggio di consegne tra un’azienda e l’altra (prima della Compass il servizio era curato dalla Ladisa), c’è anche il passaggio del personale a libro paga negli ultimi tre mesi. Che cosa è accaduto? La Compass, evidentemente per rientrare nei costi derivanti dall’offerta economica «ha dichiarato di non voler continuare i rapporti di lavoro con tutti i lavoratori impiegati» scrivono i sindacati, che sottolineano di «non tollerare un così grave comportamento tenuto dalla cessionaria del servizio nel silenzio della committente (cioè la Bosch)».
Il risultato è che dal 1° marzo la Compass acquisirà la gestione del servizio mensa non garantendo i livelli occupazionali e lasciando a casa vari lavoratori «violando così le disposizioni di legge e di contratto collettivo».
Nella sua difesa, la Compass ha sostenuto che il personale a libro paga era superiore al previsto e per questo voleva lasciare a casa 7 persone: tesi smentita dai sindacati e dagli atti da cui emerge invece che il personale era quello in servizio fino a tre mesi prima e che nel corso di quest’anno il personale impiegato era addirittura superiore a quello ora contestato da Bosch. Compass avrebbe contestato persino la figura di un cuoco di terzo livello, lo stesso in forza all’azienda – come hanno dichiarato i sindacati - fino al 30 ottobre del 2016 quando la società ha cessato il suo servizio mensa alla Bosch.
Il problema, insomma, è sempre lo stesso: scaricare sui lavoratori il costo di un prezzo al ribasso. I sindacati annunciano battaglia per una vicenda da cui il colosso tedesco – per il momento estraneo – non fa certo una bella figura in considerazione del rapporto virtuoso avviato con gli enti locali in tema di investimenti e finanziamenti. Non a caso i sindacati hanno chiesta una verfica al servizio ispettivo dell’Ufficio del lavoro al fine di accertare le presunte violazioni di legge che vedrebbero coinvolte «sia la cessionaria (Compass) che la committente (Bosch)». [red. cro.]