FRANCESCO PETRUZZELLI
Male sul fronte della sicurezza e del lavoro. Sì, ci sono i laureati (meglio però fanno i cugini leccesi) ma il tasso di disoccupazione tra i giovani resta alto, al 46 per cento quasi in linea con quello generale del 47. Segnali di ripresa invece per cultura e tempo libero, ambienti e servizi. E tra le curiosità spunta il primato della banda larga con il 94 per cento della popolazione coperta. Un dato che forse spiega l’infinità di cantieri e di scavi stradali che da mesi fanno infuriare automobilisti e passanti. Insomma, magra consolazione. Sono in chiaroscuro gli scatti del Sole24Ore sulla qualità della vita nell’area metropolitana di Bari, la classifica che passa ai raggi X le 110 province italiane e che relega il capoluogo pugliese nei bassi fondi della classifica, all’86esimo posto con una posizione persa rispetta alla passata edizione. Non va meglio nell’analoga indagine di un altro giornale economico, Italia Oggi, che nelle stesse ore colloca la provincia di Bari addirittura al 96esimo gradino con un’emorragia di ben 15 posizioni.
Le ombre Ma cosa trascina l’area metropolitana verso la zona delle ultime della classe? In realtà c’è un po’ di tutto ma spicca soprattutto il capitolo «Giustizia e sicurezza» con un complessivo e poco dignitoso terzultimo posto e una perdita di cinque posizioni. Nel dettaglio su furti in abitazione e furti d’auto i risultati sono identici analizzando la classifica della tranquillità: 108esima posizione e 575 casi ogni 100mila abitanti, mentre nelle rapine Bari vince ogni derby pugliese raggiungendo il 103esimo posto con 76 casi. Va per così dire «meglio» nell’indicatore scippi e borseggi con 211 casi ogni 100mila abitanti (81esimo posto). Accoglienti e solari sì, ma anche un popolo di litigiosi stando alle 1513 cause nel solo 2016 e che portano la provincia al 93esimo posto nella classifica dei contenziosi. I baresi spendono ma poco con i loro 1838 euro in media a famiglia, mentre i pensionati devono accontentarsi di 733 euro al mese. Pochissimi gli acquisti online (meno di 20 all’anno ogni 100 abitanti) mentre sulle start up innovative i cervelloni biancorossi portano la provincia al più che decoroso 32esimo posto. Ancora in affanno il comparto delle imprese se è vero che sono appena 9 quelle registrate ogni 100 abitanti e che portano in dote un non proprio incoraggiante 86esima posizione. La stessa che sintetizza tutti gli indicatori sotto la categoria «Ricchezza e consumi» con un arretramento di due gradini.
I punti di forza Passi da gigante sul fronte dell’ambiente e dei servizi. Bari conquista un ottimo 17esimo posto con un balzo di 58 posizioni grazie a diversi investimenti e prestazioni: 50esima per le emigrazioni ospedaliere e 45esima per la spesa degli enti locali a favore di categorie deboli come minori, anziani e disabili. Sul consumo di suolo raggiunge la posizione numero 76 mentre, come detto in precedenza, conquista la vetta della classifica per la banda larga. Sul fronte della società siamo 38esimi per il numero dei laureati, 33esimi per il tasso di natalità (insomma da queste parti, crisi o non crisi, si continuano a fare figli) e 24esimi per l’indice di vecchiaia. Va meglio anche nella categoria «Cultura e Tempo libero» con un 42esimo posto per le sale cinematografiche (1457 posti a sedere ogni100mila abitanti), un 69esimo per le librerie e un 102 per la sezione bar e ristoranti, quasi che nel resto d’Italia si faccia meglio per numero di tazzine al bancone e pasti serviti a tavola. Benissimo la produzione artistica con il 36esimo posto per gli spettacoli (83 ogni 100mila abitanti) mentre sull’indice di sportività, inteso non come rispetto delle regole ma come pratica e diffusione delle attività fisiche e motorie ci si ferma alla 74esima posizione. E i turisti stranieri? Se ci sono spendono poco, appena 171 euro pro capite. Distanti anni luce dai 3.697 spesi a Venezia. Ma si sa, a un giapponese o a un russo un caffè o un pranzo con vista San Nicola costa sicuramente meno rispetto a piazza San Marco.